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Etichettatura di origine del latte e dei prodotti caseari. Ecco come hanno fregato i consumatori.

Si dice che pensar male è peccato, ma che quasi sempre ci si azzecca!
Negli ultimi Governi “tecnici”, in particolare il Governo Renzi, ci siamo tutti abituati a pensare, ogni volta che i media pubblicizzavano qualche legge “sfornata” dal Parlamento o dal Governo, dove fosse la fregatura, perché, purtroppo, la fregatura c’è stata sempre!
Ogni volta che vedevamo Renzi “a reti unificate”, ovvero in contemporanea sui giornali e sulle TV, eravamo drammaticamente certi che stava pubblicizzando come un successo, l’ennesima fregatura architettata a danno dei cittadini italiani.

L’unica vera coerenza che possiamo attribuire a quest’uomo e ai suoi Ministri, compresi quelli dell’attuale Governo “fotocopia”, sono le fregature nascoste nei loro provvedimenti, messe in atto sfruttando l’ignoranza e spesso la buona fede della gente comune, che mai si sognerebbe, se dovesse per ipotesi remota andare al Governo del Paese, di sparare quotidianamente tutte le balle che Renzi ci ha raccontato negli ultimi due anni, perché la gente comune è di fatto intellettualmente onesta e ha il senso dello Stato.

Abbiamo assistito negli ultimi due anni ad operazioni di facciata come il taglio delle province, dove più che taglio si è trattata di una menomazione, visto che le province sono rimaste tali (anche se hanno cambiato nome e criteri elettivi) con la sola differenza che a causa dello spostamento di parte del personale in regione o presso altri enti pubblici, determinati servizi indispensabili per il territorio sono andati a farsi benedire. Altra eclatante operazione ”di facciata”, è stata quella di accorpare il Corpo Forestale dello Stato con l’Arma dei Carabinieri.

E’ stato di fatto messo il “silenziatore” ad una realtà fondamentale per il controllo del territorio e, soprattutto degli alimenti, senza avere una contropartita in termini di risparmio economico.

Il buon Renzi potrebbe spiegare a tutti dove c’è stato il risparmio economico per la collettività?

Ad avviso di chi scrive il Corpo Forestale dava fastidio per l’autonomia di intervento sia in campo ambientale che alimentare e, di conseguenza, è stato “silenziato” attraverso una gerarchizzazione militare forzata.

Per tutti un esempio (e non me ne vogliano gli amici dei NAS)!
Quando lo scorso anno su questo blog abbiamo portato avanti la campagna contro il carbone vegetale utilizzato nel pane e nella pizza, vietato tassativamente dal Reg. Ue 1169/2011, gli unici a muoversi e ad intervenire sono stati quelli della Forestale che hanno effettuato sequestri e denunce in campo nazionale.
I Nas, purtroppo, non sono intervenuti!

Eppure, come spiegato dettagliatamente nei miei articoli, il pane o la pizza al carbone vegetale, al di là della dubbia provenienza della materia prima, costituiscono un reale e concreto pericolo per chi assume le medicina salvavita, perché il carbone assorbe i principi attivi delle stesse. Di fatto una persona crede di curarsi ma non si cura.
Più pericolo di questo?

Oltre alle vistose operazioni di facciata messe in atto dal nostro “rottamatore” e dai suoi amici, ce ne sono state altre più sottili, oserei dire “diaboliche”, visto che sono state sfornate leggi come quella degli 80 euro (che gran parte degli italiani hanno alla fine dovuto restituire!) o sull’etichettatura lattiero casearia, sbandierata come una grande conquista per i consumatori.

Il 19 Aprile 2017, come si ricorderà, entrerà in vigore il nuovo decreto sull’etichettatura d’origine per latte, yogurt e formaggi (DM 09-12-2016).
Secondo gli “spot elettorali” del Governo, grazie a questa legge, i consumatori potranno finalmente  acquistare prodotti caseari rigorosamente “Made in Italy”, garantiti dalla sicurezza produttiva data dalle rigorose norme italiane in vigore.
Nella realtà la norma è  solo grande spot elettorale, una fake (usando un termine inglese tanto di moda), una fregatura, detto volgarmente in italiano!

Ed ora spiego perché è una fregatura.

Leggendo il Decreto 9 Dicembre 2016, avente come oggetto “Latte e prodotti lattiero caseari, indicazione origine in etichetta”, al 99% dei lettori sarà sicuramente sfuggito il contenuto del terzo comma dell’articolo 1, che recita: “Resta fermo il criterio di acquisizione dell’origine ai sensi della vigente normativa europea”.

Questo comma a prima vista potrebbe non dire nulla, in realtà annulla, di fatto i contenuti del Decreto, rinviando alla normativa europea in vigore, che dice esattamente il contrario di quanto sostenuto dal nostro legislatore.

Mio nonno, che era un contadino molto saggio, diceva sempre che se si deve nascondere qualcosa a qualcuno, occorre mettergliela sotto agli occhi per impedirgli di vederla!
E questo è quello che hanno fatto i nostri politici!

Proprio nel primo articolo del Decreto ci hanno infatti avvisato apertamente che gli articoli seguenti non valevano assolutamente nulla perché quella che conta, per la gerarchia delle fonti del diritto, è la normativa europea!

Per farvi capire meglio, occorre scomodare il “Codice doganale europeo”.

L’articolo 60 del Codice doganale dell’Unione europea ha come titolo “ Acquisizione dell’origine” e al comma 2 recita:
«Le merci alla cui produzione contribuiscono due o più paesi o territori sono considerate originarie del paese o territorio in cui hanno subito l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale ed economicamente giustificata, effettuata presso un’impresa attrezzata a tale scopo, che si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione».

In base a questa normativa europea, sovraordinata a quella nazionale, latte a lunga conservazione, yogurt e formaggi, avendo subito l’ultima trasformazione sostanziale nel nostro Paese, diventano come per magia, italiani.

Conseguentemente, il consumatore troverà sull’etichetta l’indicazione dell’origine italiana, quando magari il latte proviene da stati esteri dove non sono in vigore le nostre regole igieniche.

E’ in pratica la stessa fregatura contenuta nella vecchia legge del Made in Italy di qualche anno fa, che prevedeva che un prodotto poteva essere dichiarato “Made in Italy” se subiva due fasi di lavorazione nel nostro Paese.

Dalle mie parti, patria delle calzature, alcuni solerti industriali, che da anni hanno delocalizzato la produzione di calzature in Romania o Bulgaria per ovvi problemi di costi della manodopera, a seguito di quella legge fanno rientrare le calzature costruite all’estero, ci inseriscono i lacci e le inscatolano (le due fasi di lavorazione da effettuare in Italia) apponendo poi legalmente (nel pieno rispetto della Legge, tengo a precisarlo!) il marchio “Made in Italy”.

Ma torniamo alla prima fregatura, quella dell’indicazione dell’origine dei prodotti caseari.

E’ da dire che l’Europa non ha reagito minimamente a questa legge, perché, grazie al 3° comma dell’articolo 1, è stata subito considerata inutile.

In sintesi il nostro legislatore, sicuramente in malafede ma bisognoso di spot elettorali, ha subito dichiarato nel primo articolo che valgono (vengono fatte salve!) prima di tutto le regole europee.

Ma questo, purtroppo, non è tutto!

Se analizziamo con attenzione il decreto, oltre all’ultimo comma dell’articolo 1, balza all’occhio anche il contenuto dell’articolo 6, che recita:
“Le disposizioni del presente Decreto non si applicano ai prodotti di cui all’allegato 1, legalmente fabbricati o commercializzati in un altro Stato membro dell’Unione Europea o in un Paese terzo”.

In pratica le regole valgono solo per i produttori italiani che sono liberi di aggirarle grazie al 3° comma dell’articolo 1!

In sintesi, una legge completamente inutile spacciata per una grande conquista dei consumatori!

…Nessuno, naturalmente, ne parla!

Piero Nuciari

Allegati:

Codice Doganale Europeo (vedasi art. 60)

Decreto 9 Dicembre 2016

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