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Obbligo di indicare sull’etichetta la provenienza della materia prima di pasta e riso. La solita furbata italiana destinata a finire nel nulla!

In data 21 Agosto 2017, sul sito del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali è stata resa nota, con una discreta enfasi, la notizia della pubblicazione di due decreti  interministeriali che introducono l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta.
Sulla stampa si sono poi susseguite le interviste ai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda, osannati per la lungimiranza ed il successo dell’iniziativa.

IN SINTESI COSA PREVEDONO I DECRETI

GRANO/PASTA
Il decreto grano/pasta prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

RISO
Il provvedimento prevede che sull’etichetta del riso devono essere indicati:
a) “Paese di coltivazione del riso”;
b) “Paese di lavorazione”;
c) “Paese di confezionamento”.
Se le tre fasi avvengono nello stesso Paese è possibile utilizzare la dicitura “Origine del riso: Italia”.
Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

ORIGINE VISIBILE IN ETICHETTA
Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

La norma prevede che i decreti decadranno in caso di piena attuazione dell’articolo 26, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 che prevede i casi in cui debba essere indicato il paese d’origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l’applicazione all’adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.

Fino a qui, se fosse tutto vero, se non ci fossero dei piccolissimi problemi che andrò an elencare, tutti gli italiani dovrebbero fare i complimenti ai ministri per l’ottimo lavoro svolto in difesa dei consumatori italiani.

Effettivamente negli ultimi anni, quasi ogni mese, abbiamo tutti letto sui giornali dei sequestri di grano, frumento o riso di provenienza estera, operati dalla Forestale (quando ancora era libera e indipendente ed operava sul territorio italiano), a tutela dei consumatori.
La problematica del grano e del riso inquinati, importati da industriali senza scrupoli, aveva (ha) assunto, infatti, dimensioni veramente preoccupanti!

Di fronte all’immobilismo europeo i nostri politici italiani hanno pensato di risolvere il problema con la solita “furbata” di renziana memoria, capace di fare tanto fragore  mediatico, ma destinata sicuramente a finire nel nulla,
Per capirci, come i famosi 80 euro concessi per rilanciare l’economia,  che quasi tutti, alla fine, abbiamo restituito con il conguaglio di fine anno!
Il nulla!
Come il nulla sono questi decreti che nella migliore delle ipotesi ci faranno guadagnare l’ennesima procedura di infrazione da parte della UE.

Un merito, però, lo dobbiamo dare ai nostri governantI, visto che hanno dimostrato di essere degli abilissimi giocatori di Poker!

Di seguito la cronistoria:

1) Il 12 maggio 2017 inviano la richiesta a Bruxelles di poter indicare sulle confezioni di pasta secca e di riso prodotte in Italia l’origine della materia prima;

2) Il 25 luglio 2017, venute a conoscenza della probabile risposta negativa da parte della Commissione, le nostre autorità ritirano la richiesta al fine di evitare una bocciatura ufficiale;

3) Esattamente il giorno dopo il ritiro, i due ministri interessati firmano un decreto ministeriale, di fatto identico a quello notificato il 12 maggio alla Commissione europea, che prevede l’obbligo di indicare l’origine della materia prima in etichetta, dopo 180 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.

E’ da evidenziare che la scelta dell’utilizzo del decreto ministeriale risulta in aperto contrasto con le regole europee, le quali prevedono prima la notifica alla Commissione e poi un intervallo di 90 giorni per la risposta e che la giurisprudenza europea su queste problematiche è ormai consolidata. In pratica non vi è la minima speranza di vittoria!

A seguito di questa manovra furbesca, dall’esito scontato, la legge italiana risulta di fatto arbitraria agli occhi della Commissione, visto che quest’ultima  sostiene (a ragione!)  di non essere stata ufficialmente informata per il “giochetto” della notifica, inviata in un primo momento e prontamente ritirata al fine di evitare la bocciatura ufficiale, precedentemente descritto.

Tutto ciò porterà molto probabilmente all’avvio di una procedura d’infrazione nei riguardi del nostro Paese, con una possibile sanzione pecuniaria e all’annullamento del provvedimento.

Oltre a questo sarà inevitabile il caos relativo ai controlli, visto che verranno elevate sanzioni per violazione di una norma nazionale in contrasto con quella europea quando, per la gerarchia delle fonti del diritto, è quello europea a prevalere su quello nazionale.

Che dire? Pubblicizzare questa ecatombe come un successo vuol dire avere la faccia di bronzo!

Ma in questi ultimi due- tre anni, se facciamo mente locale, di facce così ne abbiamo viste tante, al punto di esserci ormai assuefatti.

Il senso dello Stato, della Legalità, della Giustizia (con la G maiuscola!) fanno ormai parte del passato.
Paradossalmente è lo stesso Presidente della Repubblica a violare per primo la legge (guardate la storia dei vaccini, una norma palesemente incostituzionale, ma che ha firmato senza battere ciglio, senza neanche provare a rimandarla al mittente).
Siamo così assuefatti a questa ecatombe del Diritto, che non facciamo più caso  a nulla, …neanche ad una legge nata morta!

Piero Nuciari

DECRETO 26 luglio 2017

DECRETO 26 luglio 2017

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