Controlli sui mangimi e alimenti: le nuove linee guida
Nella Conferenza Stato-Regioni del 10 novembre, le Regioni hanno espresso la nuova intesa sulle linee guida per i controlli ufficiali sui mangimi e sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano.
L’osservazione delle Regioni – contenuta in un breve documento consegnato al governo e pubblicato sul sito www.regioni.it, sezione “Conferenze”) – è relativa alla necessità di un tavolo che controlli le ricadute dei regolamenti comunitari, anche per evitare l’introduzione di nuovi indicatori nei livelli essenziali di assistenza in sanità, basati su criteri non ancora consolidati e condivisi.
L’intesa rappresenta comunque l’esigenza di attivare un tavolo di lavoro permanente per le previste ricorrenti revisioni degli allegati e possibili proposte di modifica da parte delle Regioni, opportunatamente motivate, finalizzate alla revisione di specifici punti, alla luce delle modifiche normative intervenute in sede comunitaria con la modifica del Regolamento (CE) 882/2004, nonchè della valutazione nei prossimi anni dell’andamento dei piani di controllo ufficiale nelle diverse Regioni e delle eventuali criticità, anche al fine di evitare l’introduzione di nuovi indicatori, nell’ambito dei LEA, basati su criteri non ancora consolidati e condivisi.
Leggendo l’intesa e conoscendo il funzionamento della macchina burocratica, non si può non notare che quanto scritto stride terribilmente con la carenza cronica di personale ispettivo delle ASL e di come la prevenzione e i controlli siano alla fine solo buoni propositi.
I controlli preventivi espletati un tempo dalle ASL sono ormai solo un mero ricordo di un periodo in cui in Italia le cose funzionavano.
L’opera di prevenzione che che questi organi addetti a controlli dovrebbero espletare si è ormai ridotta ad interventi successivi al verificarsi dei problemi, per questa politica irresponsabile (fiscal compact) messa in atto dagli ultimi Governi, che predilige il risparmio economico alla salute dei consumatori.
Risparmio peraltro virtuale, visto che un cittadino che finisce all’ospedale costa al servizio sanitario nazionale circa 700-800 euro al giorno!
Nonostante questi disservizi dovuti alla carenza cronica di personale, ai blocchi del turn over, alla consapevolezza da parte delle strutture regionali della Sanità pubblica di non riuscire più a fare una reale opera di prevenzione, nessuno ha ancora pensato di coinvolgere la polizia locale, l’unica realtà presente capillarmente sul territorio, con pattuglie miste, oppure con corsi regionali di formazione per gli operatori tesi ad insegnare loro le basi dei controlli igienico-alimentari, dove alla fine venga magari rilasciato un patentino di idoneità all’espletamento di detti controlli, in diretto contatto con gli Uffici preposti delle ASL stesse.
In questo modo si potrebbe garantire una vera opera di prevenzione e una reale tutela dei consumatori.
Purtroppo nessuno ci ha ancora pensato (anche se l’art. 13, comma 4, della Legge n. 689/81, che lo consentirebbe, è ancora in vigore!).
Purtroppo – e dobbiamo farcene una ragione – in Italia le cose vanno così, si vivacchia, perché nella maggior parte dei casi le scelte politiche sono “operazione di facciata” e alla fine “niente è quello che sembra!”
Piero Nuciari
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