Coronavirus: quando si guarda la pagliuzza e non la trave!
Sono circa 40 anni che mi occupo di controlli commerciali e igienico annonari presso tutte le attività a posto fisso, compresi i pubblici esercizi. Una delle tante cose che ho imparato in tutto questo tempo è che se un pubblico esercizio, ad esempio un bar, non ha i rubinetti del bagno in regola, ovvero con il braccio lungo, a fotocellula o a pedana, non riuscirà mai ad avere il nulla osta sanitario.
Questo “obbligo”, previsto dalla legge, ha un preciso scopo, ovvero evitare il contagio tra i vari avventori.
Per fare un esempio, ecco cosa potrebbe accadere se il bar non rispettasse le regole e si dotasse di un rubinetto miscelatore uguale a quello che ognuno di noi ha presso la propria abitazione.
Arriva l’avventore che chiede di andare in bagno. Entra, fa i suoi bisogni poi, naturalmente (e si spera!) si lava le mani.
Con la mano “probabilmente contaminata” per non utilizzare altri termini, gira la manopola depositandoci inevitabilmente i propri batteri. Al termine chiude il rubinetto, riprendendosi i batteri iniziali e quelli di chi lo ha preceduto, si asciuga velocemente, magari con i fogli di carta usa e getta e poi si avvia verso l’uscita. Con le mani profumate, ma nelle quali ha ancora i suoi batteri, gira la maniglia del bagno, infettando anche questa, e poi esce.
La legge, naturalmente, per evitare questo, ha previsto in capo ai pubblici esercizi l’obbligo di rubinetti a braccio lungo o a fotocellula e altre prescrizioni per la tutela della salute pubblica.
Voi vi chiederete cosa c’entra quanto appena descritto con il Coronavirus o con altre infezioni.
E’ semplice.
Ho scoperto casualmente che tutte le scuole, dove ogni giorno stazionano migliaia di ragazzi, non hanno i rubinetti dei bagni a norma!
Quando va bene , infatti, hanno il miscelatore tipo quello delle nostre case e quando va male il rubinetto a manopola.
Ogni giorno i bagni delle scuole sono usati da migliaia di ragazzi e se uno solo di loro avesse il virus (ma anche il semplice raffreddore) con i rubinetti non a norma, passerebbe l’infezione a tutti e in pochissimo tempo!
Parliamo di quarantena, parliamo di zone interdette… ma qualcuno di lorsignori, di questi “esperti” che ogni giorno ci avvisano, ci terrorizzano e ci minacciano su tutti i media, compresi i medici che si occupano di sanità pubblica, si sono mai chiesti che se dovesse scoppiare una pandemia partirebbe proprio dalle scuole?
In fondo è il luogo ideale! Raggruppamenti di migliaia di ragazzi costretti ad usare tutti gli stessi servizi igienici ogni giorno.
Una volta contagiati li riportano a casa presso le loro famiglie e … la pandemia è servita!
Parlando con qualche medico della Sanità pubblica mi è stato risposto che per le scuole non esiste una legge che obblighi l’installazione di questo genere di sanitari.
Debbo dire che la risposta mi è sembrata “strana” e, come faccio sempre quando le cose non mi sono chiare, mi sono messo alla ricerca di una norma o di una indicazione che preveda la tutela della salute degli alunni delle scuole.
La risposta l’ho trovata nel sito del Ministero della salute e, per la precisione, a questo link:
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1936&area=saluteBambino&menu=scuola
Riporto la parte che a me interessa per la comprensione di quanto esposto in questo articolo:
“Tutti i bambini e i giovani hanno diritto ad essere educati in una scuola che promuove la salute, è infatti dimostrato che i determinanti dell’educazione e della salute sono inseparabilmente collegati.
Ricordiamo la Convenzione Internazionale sui Diritti per l’Infanzia, (ONU – 20 novembre 1989), ratificata dall’Italia con la legge n.176 del 27/5/1991 che all’art. 3 impegna gli Stati ad “assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere” e a vigilare “affinché il funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono alla loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle autorità competenti in particolare nell’ambito della sicurezza e della salute”.[omissis]
E, di seguito, il commento del Ministero:
“La scuola che promuove la salute lavora per realizzare l’insieme di interventi e azioni per sostenere e migliorare le condizioni di salute ed il benessere, inteso nel suo senso più ampio, di tutti i suoi membri.
Tutela e difesa della salute coincidono con la creazione di condizioni favorevoli alla crescita ed allo sviluppo della persona, non solo prevenendo ed anticipando gli eventi nocivi per la salute, ma soprattutto promuovendo azioni utili affinchè i ragazzi apprendano le giuste modalità per far fronte ai propri bisogni di salute.”
Che dire?
L’Italia è un paese speciale, quasi unico. Ci allarmiamo per il coronavirus cinese (che non abbiamo perché mai giunto da noi!) e, nonostante che la dirigente del laboratorio lombardo Sacco (quella che ha visionato la maggior parte delle analisi dei casi della Lombardia) urli a gran voce, che tutti i casi analizzati non hanno nulla a che spartire con il coronavirus cinese, ci mettiamo alla ricerca e ne troviamo (finalmente!) uno nostro, pericoloso come la comune influenza e forse meno.
Evviva! Quanto siamo bravi!!!
Nonostante questo, nonostante che lentamente emerge la consapevolezza di aver esagerato, il Governo si attiva e isola interi territori per impedire il contagio.
Facendo questo si suicida a livello economico facendoci apparire al resto del mondo come degli appestati e creando un danno economico notevole a gran parte delle attività del Paese.
Nessuno di questi “esperti” che consigliano mascherine, docce di amuchina, etc. ha però pensato che forse sarebbe meglio prevenire, anziché “reprimere” (parafrasando il mio lavoro) agendo nei punti dove, veramente, se si dovesse verificare una vera pandemia (e per fortuna questo non è il caso) saremmo veramente scoperti: le scuole.
Piero Nuciari
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