Novità legislative

Da Bruxelles via libera alla bistecca fiorentina

Il 5 ottobre 2005 la Commissione Europea, grazie al parere favorevole degli Stati membri, ha deciso di reintrodurre la carne non disossata, elevando il limite d’età a partire dal quale deve essere rimossa la colonna vertebrale dalla carne bovina. Grazie a questo voto, soggetto comunque al diritto di controllo del Parlamento europeo e all’adozione della Commissione europea con procedura scritta entro i prossimi due mesi, riprenderà nell’Unione Europea la produzione della carne non disossata e, quindi, anche della tanto desiderata bistecca alla Fiorentina. La decisione si basa sul parere scientifico dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che ha alzato da 12 a 24 mesi l’età a partire dalla quale va tolta la colonna vertebrale dai bovini macellati.
Per vedere di nuovo la “bistecca fiorentina” sulle nostre tavole, dopo questo importante provvedimento, si dovrà ora attendere la pubblicazione della decisione sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea.
Come si ricorderà, la BSE, meglio conosciuta come “morbo della mucca pazza” terrorizzò letteralmente l’Europa e soprattutto il Regno Unito, alla fine degli anni ’90. Si presentò all’improvviso, come una malattia terribile, visto che non si conoscevano le cause ed era difficilissimo curarla.Nel passato l’encefalopatia spongiforme dei bovini (BSE) o malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) negli umani, detta anche malattia della mucca pazza, era una malattia rara che colpiva meno di un uomo su un milione.  All’epoca della sua comparsa, vennero descritti scenari apocalittici dove si prevedeva che nel giro di 2-3 anni, la carne infetta da BSE avrebbe portato l’incidenza della malattia di Creutzfeldt-Jakob nell’uomo, mietendo 10 mila morti tra gli inglesi entro l’anno 2000, ed altri 10 milioni per l’anno 2010. Per fortuna tutto questo non si è verificato, anche se le persone decedute, poche in verità, hanno dovuto affrontare una morte terribile.La causa della BSE, come si ricorderà, venne all’epoca attribuita ai produttori di mangini che per anni integrarono questi alimenti vegetali con scarti di carne proveniente dalle macellazioni, al fine di non sprecare nulla e di trarre il maggior profitto.In alcuni siti internet specializzati, visionati da chi scrive, è riportato che l’encefalopatia spongiforme umana non era conosciuta fino a che due medici tedeschi, Creutzfeldt e Jakob, registrarono indipendentemente i primi casi negli anni ’20. La BSE degli anni ’90, fece il suo triste ingresso sulle pagine dei giornali, circa 10 anni dopo che il bestiame cominciò ad essere alimentato con i resti ad alto contenuto proteico di ovini e bovini infetti.Fino a che non si manifestò la crisi BSE  nel 1996, non ci fu alcuno sforzo comune per trovare un test diagnostico atto ad identificare l’infezione BSE/CJD e, fino ad oggi, non si conoscono medicine che possano curare o alleviare la crudeltà delle morti umane ed animali dovute alla malattia.
Negli uomini, come si ricorderà dagli articoli apparsi sui mezzi di informazione dell’epoca,  i sintomi esteriori della BSE si manifestano solo dopo un prolungato periodo di incubazione che varia da 2 a 40 anni. Quando vengono fuori è ormai troppo tardi per intervenire, visto che la malattia ha già ridotto il cervello ad una massa spugnosa. Chi ha avuto la sfortuna di avere un parente o un amico affetto da questa grave patologia, potrà benissimo testimoniare che la morte può rappresentare letteralmente una liberazione dagli spasmi involontari che accompagnano la BSE la quale, mentre divora silenziosamente il cervello per anni, fa perdere ai malati tutti i mezzi per comunicare, la capacità di udire, vedere e parlare.
Il pericolo, comunque, non viene solo dalle mucche alimentate in maniera innaturale, ma anche dai polli.
Solo tre anni fa, il quotidiano inglese “The Guardian” riportava la notizia, peraltro apparsa anche sulla rivista Leggo di martedì 9 luglio 2002, che il Regno Unito importava dall’Olanda – da almeno cinque anni – pollame trattato con proteine bovine, con potenziale rischio BSE.
Secondo l’articolo della rivista italiana, ”i polli arrivano surgelati da Thailandia e Brasile nei Paesi Bassi dove almeno tre società alimentari olandesi li scongelano e li immergono nell’acqua. Poi, per far sì che il liquido rimanga nella carne, quest’ultima viene iniettata con sostanze chimiche e proteine bovine estratte da scarti animali. Il pollame viene quindi ricongelato e spedito oltremanica. Fino al 43% di acqua è stato trovato dalle autorità inglesi in alcuni campioni di pollo, oltre a tracce di proteine bovine e suine.
Per ultimo, come per chiudere il cerchio, si riporta l’ultima notizia sulla BSE apparsa sul quotidiano “La Repubblica” del 1 Settembre 2005, relativa alla conclusione degli studi fatti da due famosi ricercatori inglesi, sull’origine del morbo della mucca pazza, pubblicati dalla rivista di medicina The Lancet.La notizia ha del sensazionale.Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista britannica, a firma di Alan Colchester dell’università del Kent e Nancy Colchester dell’università di Edimburgo (i due sono padre e figlia), “ l’epidemia ha avuto origine negli anni Cinquanta a causa del mangime importato in Gran Bretagna dal sub-continente asiatico”.Dalle informazioni riportate, sembrerebbe che “ il morbo della mucca pazza avrebbe avuto origine in India, diffuso per la prima volta dai resti umani trascinati dal Gange e utilizzati per “tagliare” i mangimi prodotti con ossa animali.Alcuni corpi parzialmente bruciati durante i funerali indù, poi lasciati in balia delle acque del Gange, sarebbero stati portatori del morbo di Creutzfeldt-Jakob (Cjd), da cui è derivata l’encefalopatia spongiforme bovina (Bse) che ha colpito gli animali. Secondo i ricercatori, i contadini indiani avrebbero utilizzato tali resti per confezionare il mangime per i bovini, che poi è stato venduto in Europa.”Secondo l’articolista di “La Repubblica”, l’ipotesi rovescia  la teoria – fino ad ora predominante sul morbo della mucca pazza – che ne attribuiva la causa a mangimi composti con carcasse di altri animali malati. 
                                                                                                         Piero Nuciari

   

Il comunicato della Commissione Europea

Gli Stati membri appoggiano la proposta della CommissioneNell’ambito del “Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali”, gliStati membri hanno firmato un progetto di proposta della Commissione europea per elevare illimite d’età a partire dal quale deve essere rimossa la colonna vertebrale dalla carne bovina. Lacolonna vertebrale faceva parte dall’ottobre del 2000 dell’elenco del materiale a rischiospecificato (MRS) ritenuto uno dei più pericolosi per la trasmissione della BSE.Secondo la legislazione Ue sulla BSE, nei bovini di età superiore ai 12 mesi tutto il materiale arischio andava rimosso e distrutto, per impedirgli di entrare nella catena alimentare umana eanimale. Grazie a questa e altre rigorose misure di riduzione dei rischi, negli ultimi anni ilnumero dei casi di BSE individuati nell’Unione europea si è ridotto notevolmente, mentre ècostantemente aumentata l’età di tali casi.Il progetto di decisione firmato dagli Stati membri, il primo volto a modificare i provvedimentieuropei sulla BSE, si basa sul parere scientifico reso nell’aprile 2005 dall’Autorità europea perla sicurezza alimentare (AESA). Nel parere si sostiene che anche un limite d’età per rimuoverela colonna vertebrale dei bovini portato a 30 mesi potrebbe ritenersi ragionevolmente sicuro.La Commissione propone 24 mesi come limite d’età pratico per garantire il più elevato marginedi sicurezza contro la BSE, soglia che potrà essere riconsiderata in futuro se i dati sulladiffusione del morbo continueranno a migliorare.Il voto degli Stati membri, soggetto al diritto di controllo del Parlamento europeo e all’adozionedella Commissione europea con procedura scritta entro i prossimi due mesi, permette dunquedi riprendere la produzione nell’Ue della carne non disossata, come l’italiana bistecca allaFiorentina o la “T-bone steak”. Un limite di età più elevato per la rimozione della colonnavertebrale avrà positive conseguenze sulla competitività degli allevatori e delle industriealimentari e ridurrà la quantità di rifiuti MRS generati nell’Ue.Markos Kyprianou, commissario europeo per la salute e le tutela dei consumatori, hasottolineato come questo primo passo per alleggerire i provvedimenti BSE dell’Ue sia unsegnale positivo che indica quali risultati siano stati ottenuti nella lotta contro la malattia. E haaggiunto: “Non è stato fatto a cuor leggero. La Commissione ha mobilitato le più aggiornateconoscenze scientifiche, esaminato dati statistici e intavolato un intenso dibattito con Statimembri e Parlamento europeo. Siamo fiduciosi che la proposta non intaccherà l’alto livello ditutela dei consumatori instaurato con le nostre norme sulla BSE durante il passato decennio”.5 ottobre 2005

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