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Halal Italia: quando la sofferenza diventa business

Sono mesi che in ogni TG di tutte le reti televisive nazionali, sia pubbliche che private, viene trasmesso l’immancabile servizio sul solito cane abbandonato che soffre la solitudine o su qualche povera bestia costretta a vivere in pochi mq come i detenuti di Guantanamo.
Il solito servizio strappalacrime, contornato da musica melanconica, destinato ad evidenziare la sofferenza animale.
Lo stesso Governo italiano anche questa estate è sceso in campo a difesa della sofferenza dei cani abbandonati.Spesso, considerando l’insistenza con cui vengono proposti questi servizi, viene da considerare che in una ipotetica scala di valori, conti più la sofferenza animale di quella umana…
Personalmente penso che in una società civile la sofferenza debba essere risparmiata a tutti, compresi gli animali, ma che alla base di tutto debba esserci la coerenza nei confronti delle idee che costituiscono la base della nostra civiltà occidentale, dei nostri valori e dei nostri ideali.
L’incoerenza è una cosa che dà fastidio; vedere ad esempio un Governo che investe miliardi in pubblicità per tutelare gli animali dall’abbandono e dalla sofferenza, contrasta terribilmente con un Governo che esalta ed incentiva il commercio della carne “Halal”,  macellata in conformità alle leggi islamiche.
E’ di pochi giorni fa, infatti, la notizia che la COREIS (Comunità Religiosa Islamica) ha costituito il marchio “Halal Italia” per attestare la conformità alle leggi islamiche di prodotti italiani del settore agro alimentare, cosmetico e farmaceutico.

L’iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo dal Governo Italiano che ha garantito sostegno istituzionale all’iniziativa, firmando una convenzione interministeriale tra il Ministero della Salute, degli Affari Esteri e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

I Ministri intervenuti alla presentazione ufficiale del marchio presso la sala Aldo Moro del Ministero degli Affari Esteri, hanno evidenziato come sia importante avere la possibilità di esportare specialità Made in Italy anche in Paesi e comunità che utilizzano esclusivamente prodotti che seguono procedure di realizzazione legate alle leggi coraniche.

I nostri “incoerenti”politici hanno in pratica subdorato l’affare, “ il business” per rilanciare un settore dell’agricoltura e per fare bella figura con i cittadini elettori.

Ma…  i cittadini italiani sarebbero sicuramente meno contenti se sapessero che per ottenere la carne “halal” (animali uccisi secondo il rito musulmano) la bestia viene immobilizzata in una macchina che consente solo alla testa di uscire dal box di contenzione, la si rovescia sul dorso, posizionandola in direzione della Mecca e si procede al taglio della gola con un coltello affilatissimo (lo stesso che purtroppo tutti abbiamo visto in TV quando venivano decapitati gli ostaggi in Iraq).
In seguito alla recisione del nervo diapragmico il muscolo si paralizza e l’animale, appeso con la testa in basso, non può più respirare e soffoca nel proprio sangue (vi risparmio i particolari relativi alla durata dell’agonia della povera bestia!).
Questa “macellazione rituale” che – per il rispetto di “regole religiose” comporta un accrescimento delle sofferenze dell’animale –  è divenuta,  di recente , oggetto di polemiche e dibattiti soprattutto da parte di associazioni animaliste, di ambientalisti ed esponenti di partiti pseudo nazionalisti.

Da più parti, infatti, ci si è chiesto se sia giusto, di fronte all’ennesima inconciliabilità tra la nostra cultura e quella islamica (non solo per quanto riguarda le usanze, ma soprattutto per ciò che concerne il rispetto della legge italiana), che lo Stato italiano continui a mantenere in vigore il decreto del Ministero della Sanità dell’ 11/6/1980; quest’ultimo, come si ricorderà, autorizza la macellazione secondo il rituale islamico, senza imporre il preventivo stordimento dell’animale ed alla luce del palese contrasto di detto decreto  con i divieti imposti tassativamente  dall’articolo 727 del Codice Penale (maltrattamento degli animali).

Ma gli affari sono affari e la storia insegna che per denaro tutto passa in secondo piano, compresa la vita e la sofferenza di ogni essere vivente!

Ma torniamo alla nostra notizia e all’effetto che ha sortito in campo economico…

”Le richieste di adesione al progetto “Halal Italia” da parte delle aziende italiane sono subito state numerose, e anche gli operatori economici credono che l’internazionalizzazione del prodotto italiano porterà un giro d’affari particolarmente elevato: sia Confagri che Coldiretti credono che riuscire ad entrare a far parte di un business che a livello mondiale lambisce i 70 miliardi di dollari possa dare uno slancio fondamentale alla ripresa economica del settore alimentare italiano”.

(Fonte: www.zootecnews.it)

…Una reazione senza dubbio “coerente” con gli ideali dell’italica gente (perdonatemi l’ironia)!

Rassegnamoci quindi, tra non molto, ad avere macelli insonorizzati per impedire che le grida di agonia delle povere bestie disturbino le nostre giornate, il nostro riposo  e… la nostra coscienza!

Piero Nuciari

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