Home restaurant
In tempi di crisi come questi, dove si dà spazio alla fantasia per arrotondare i propri guadagni e arrivare a fine mese, ecco che sta prendendo sempre più piede, in Italia, un tipo di attività che conta di diventare un vero e proprio business.
Si chiamano Home-Restaurant e sono dei veri e propri ristoranti che ognuno può aprire in casa propria.
L’Home Restaurant è la possibilità offerta a chiunque ami stare ai fornelli di trasformare la propria casa e la propria cucina in un ristorante occasionalmente aperto per amici, conoscenti o perfetti sconosciuti (turisti) che avranno la possibilità di sperimentare la cucina originale dei luoghi frequentati abitualmente o in occasione di un viaggio.
Storicamente gli Home Restaurant nascono a New York nel 2006 e con nomi diversi si affermano in altre parti del mondo: guerilla restaurant, supper club, underground dinner a Cuba con le paladar o le case particular al Regno Unito.
In Italia gli Home Restaurant si sono affermati solo negli ultimi 2-3 anni, grazie alle prelibatezze e alla varietà delle venti cucine regionali con tutte le varianti locali.
Complice la crisi economica, costituiscono un’occasione unica per arrotondare le entrate familiari, accogliendo gli sconosciuti tra le mura domestiche e facendoli entrare a pieno titolo nella propria cerchia di amici.
L’ Home Restaurant è di fatto un’esperienza imperdibile per i turisti desiderosi di scoprire dal vivo gusti e abitudini della città che li ospita, perché sono il valore aggiunto della scoperta di un territorio, grazie alle ricette tipiche realizzate con prodotti locali dalle mani di nonne, mamme, zie, amiche e amici che si trasformano in chef e offrono, in casa propria, occasioni di incontro, qualità dei cibi e rispetto della tradizione.
E’ da evidenziare che l’attività di Home Restaurant deve essere tassativamente avviata nell’abitazione dove si ha la residenza e non nella casa al mare o in campagna, perché, altrimenti, si configurerebbe l’esercizio abusivo di attività di somministrazione.
Alla stato attuale in Italia non esiste una regolamentazione della materia e per l’apertura non occorre chiedere alcun permesso al Comune.
Per invitare a casa degli amici per una spaghettata, infatti, non occorre alun permesso né si commettono violazione di sorta!
Dal punto di vista igienico non occorre nessuna autorizzazione sanitaria, nè manuale dell’Haccp, anche se sarebbe consigliato (magari per un eccesso di scrupolo) seguire un corso di formazione sulla sicurezza alimentare al fine di ottenere un attestato HACCP destinato a personale che manipola alimenti.
Dal punto di vista fiscale l’Home Restaurant si configura come un’attività occasionale che viene normata dalle Leggi di ciascun Paese.
In Italia, ad esempio, è permesso di svolgere attività lavorativa domestica, senza la necessità di aprire una partita IVA, per un massimo lordo di 5.000 euro all’anno.
Se si dovesse superare tale cifra, sarà sufficiente aprire la Partita I.V.A per fatturare gli importi eccedenti, iscrivendosi all’INPS settore commercio. Sulle fatture emesse o sulle ricevute fiscali bisogna apporre la dicitura “operazione effettuata ai sensi dell’articolo 1, comma 100, legge finanziaria 2008 n. 24 del 24.12.2007”.
E’ da evidenziare che l’Home Restaurant non può avere un’insegna sulla strada e non può essere aperto al pubblico.
Il contatto si stabilisce in genere sul web; si seleziona l’evento, si contattano i proprietari per prenotare o per chiedere informazioni sul calendario pranzi e cene.
In Internet sono presenti numerose piattaforme che permettono l’incontro con i potenziali commensali; una di queste è Ceneromane.com, che conta alcune decine di affiliati, con meù variabili da 25 a 90 euro.
La più grande community italiana è Gnammo.com, diffusa in 124 città, con 1055 cuochi, 500 eventi social, con brunch a 10 euro o serate con menù indiani, messicani o eventi tematici per i quali si spende fino a 40 euro. Altre comunità che vanno per la maggiore sono New Gusto e KitchenParty.org.
Legislazione, requisiti e adempimenti fiscali per aprire un Home Restaurant
Come scritto precedentemente, gli Home Restaurant sfruttano un vuoto normativo visto che non esistono normative che disciplinano questo genere di attività né a livello nazionale né a livello locale.
L’unica norma presente nel nostro Paese è un disegno di legge (DDL S.1271 del 27/02/2014), peraltro non ancora discusso né approvato, il quale prevede:
L’utilizzo della propria struttura abitativa, anche se in affitto, fino ad un massimo di due camere, per un massimo di venti coperti al giorno;
I locali della struttura abitativa devono possedere i requisiti igienico-sanitari per l’uso abitativo previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti;
L’esercizio dell’attività di home food non costituisce e non necessita alcun cambio di destinazione d’uso della struttura abitativa e comporta l’obbligo di adibirla ad abitazione personale;
Ai fini dell’esercizio dell’home food il proprietario è tenuto a comunicare al comune competente l’inizio dell’attività, unitamente ad una relazione di asseveramento redatta da un tecnico abilitato;
Non è necessaria l’iscrizione al registro esercenti il commercio;
Il comune destinatario della comunicazione provvede ad effettuare apposito sopralluogo al fine di confermare l’idoneità della struttura abitativa all’esercizio dell’attività di home food;
All’attività di home food si applica il regime fiscale previsto dalla normativa vigente per le attività saltuarie.
Piero Nuciari
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