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I 98 miliardi di euro evasi dai concessionari dei Monopoli di Stato

Due giorni fa il ministro Tremonti ha presentato la sua “Finanziaria” di “lacrime e sangue” per ridurre il deficit dello Stato Italiano.  Ancora una volta la teoria del Macchiavelli sulla ciclicità della storia si è dimostrata vera, visto che a pagare saranno nuovamente tutti coloro che percepiscono stipendi medio bassi.
Il Governo ha infatti rimandato il taglio delle retribuzioni dei parlamentari, l’abrogazione dei loro vitalizi, non ha ridotto gli stipendi dei manager e di coloro che percepiscono pensioni esorbitanti (come ad esempio l’ex Presidente del Consiglio Amato, che da quello che hanno scritto i giornali, percepirebbe una pensione mensile di circa 30.000 euro), in compenso ha bloccato per un altro anno gli stipendi ai dipendenti pubblici; insomma, come al solito coloro che ci governano, rossi, bianchi e neri, stanno tentando di rimettere a posto l’Italia sulla pelle di tutti coloro che arrancano quotidianamente per arrivare a fine mese.

Ci aveva provato il Governo Prodi ed ora lo sta facendo Berlusconi.

Decisamente non ho stima di nessun politico dei vari schieramenti, visto che a conti fatti, se si seguono quotidianamente le loro esternazioni sui media, alla fine è possibile giungere alla conclusione che il vero obiettivo che perseguono è esclusivamente la tutela dei loro interessi personali e di quelli dei loro amici.

Le parole “servizio”, “etica personale”, “abnegazione”, “onore”, “senso dello Stato”, “tutela degli interessi dei cittadini”, tanto care ai Padri fondatori della nostra Repubblica, non fanno purtroppo parte del loro vocabolario!

In queste ultime settimane, abbiamo assistito alle patetiche interviste di Tremonti e dei vari ministri, che si dicevano impegnati ad individuare possibili entrate per la Finanziaria al fine di non gravare sulle tasche degli italiani.
L’unica cosa che sono stati in grado di concepire, è, come dicevo, una tassazione velata, non diretta, destinata a gravare pesantemente sulle risorse economiche delle famiglie italiane del ceto medio basso.

A questo punto viene spontaneo chiedersi  perché il nostro bravo Ministro dell’Economia continua ad ignorare che esiste un vero e proprio “tesoretto” di 98 miliardi di euro, che le concessionarie dei Monopoli di Stato debbono allo Stato (scusate il gioco di parole) del quale si parlava già ai tempi del primo governo Berlusconi e che nel 2008 ha tenuto banco per diverse settimane sui media?

All’epoca ci furono interrogazioni di Di Pietro, ne parlò Beppe Grillo, Striscia la Notizia e, se non ricordo male, anche la trasmissione “Report”.

In pratica ci sono novantotto miliardi di euro che ormai da tre anni la Corte dei conti contesta alle dieci società concessionarie delle slot machine, le macchinette mangiasoldi che hanno invaso ormai ogni bar e ogni locale della Penisola. Recuperare in tutto o in parte questo denaro metterebbero a posto per anni i conti dello Stato, senza bisogno di sacrifici.

La storia raccontata dal giornale online IlsecoloXIX :
”Nel Maggio 2007 una commissione parlamentare, presieduta dall’ex sottosegretario Alfiero Grandi, denuncia storture e pesantissime anomalie nella gestione del grande business delle macchinette. Nello stesso tempo il Gat, il gruppo antifrodi tecnologiche della Finanza conclude la sua indagine e manda i risultati alla Corte dei conti.

Le dieci società che hanno ricevuto la concessione dallo Stato per le slot machine, tra tasse evase, contratti non rispettati, penali, multe e interesse, devono pagare 98 miliardi di euro. Il sistema di controllo telematico delle giocate (e delle imposte dovute), che doveva essere pronto e funzionante nel 2004, ha fatto cilecca per anni. Un nuovo calcolo, voluto dalle stesse società, rifila di poco la cifra: si arriva a novanta miliardi.

La notizia trova pochissima sponda sui media nazionali (solo “Striscia la notizia” la segue in maniera costante); ma il 4 dicembre 2008, nell’incredulità generale, la maxi-contestazione arriva a processo. I difensori delle concessionarie fanno fuoco di sbarramento, contestano la competenza della Corte dei conti. Si stoppa tutto.  La querelle finisce davanti alla Cassazione. Che però, il 7 dicembre dell’anno passato, scioglie i dubbi. Arriva l’ok: i giudici contabili possono continuare il processo. La prossima udienza è stata fissata a ottobre.

Nel frattempo si sono succeduti diversi tentativi di “colpo di spugna”, regolarmente stoppati. Ma la vicenda è riemersa con l’ultima finanziaria e i sacrifici imposti per affrontare la crisi. Imbarazzando anche la compagine di governo. Un esempio? Radio Padania Libera è stata subissata da centinaia di telefonate di ascoltatori infuriati, che alla cornetta hanno rievocato questa vicenda. A quel punto la Lega Nord ha proposto l’interrogazione parlamentare. Il ministro Vito ha risposto. Rievocando ancora una volta la vicenda giudiziaria e la sua complessità. Aggiungendo però una novità mai emersa fino a oggi: «Nel decreto anticrisi, attraverso la collaborazione con la Guardia di Finanza, sono stati attivati controlli e indagini sull’attività delle società stesse a garanzia del loro operato e per verificarne l’affidabilità». Bene verificare. Ma dei quattrini, nel frattempo, non si parla.

Quanto potrebbe essere lenito l’effetto dei “sacrifici” sugli italiani, se la maxi-sanzione venisse incassata? O se una soluzione “politica” riuscisse a farne incamerare almeno una parte? In realtà la vicenda è complessa. Le società concessionarie mirano ad allungare i tempi della disfida nelle aule di giustizia, probabilmente convinte che il tempo le possa avvantaggiare.

Hanno dalla loro una forza di pressione e condizionamento enorme: il giro di denaro raccolto dalle macchinette si è ormai attestato oltre i due miliardi di euro al mese, con relative tasse che continuano comunque ad affluire. E poi c’è la questione politica. Alcune società risultavano essere direttamente collegate ad esponenti dei partiti.

È il caso di Atlantis (che, secondo i calcoli della Finanza, è la più penalizzata dalle sanzioni con 30 milioni di euro), il cui legale rappresentante era Amedeo Laboccetta, ex uomo forte di An a Napoli, oggi parlamentare Pdl. Anche se Laboccetta nega, oggi, qualunque interesse e persino qualsiasi conoscenza della questione: «Mi sono dimesso il giorno stesso in cui sono stato eletto. Dimesso da tutto. Da Atlantis, di cui non so più niente, da dipendente Assitalia, da presidente di Poste Assicura. Faccio il deputato a tempo pieno, sono nella commissione antimafia e mi sento il custode di Montecitorio: sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene».”

Come è possibile notare, sono molti gli interessi in gioco da parte di tutti gli schieramenti politici; la politica non interviene perché in queste società, spesso, ci sono rappresentanti dei vari partiti, mogli dei vari potenti di turno, etc.. meglio quindi vuotare le tasche del cittadino medio, magari offrendogli in cambio una partita di calcio al giorno trasmessa in diretta o il gossip quotidiano sulle amanti di Berlusconi, oppure la trasmissione da “guardoni” del “Grande Fratello”, capace di far riunire la sera tante famiglie italiane davanti al televisore, distaccandole dalla realtà… così da impedire loro di pensare e di acquisire consapevolezza.

E’ una tecnica per governare che ha origini dall’antica Roma.

Il poeta latino Giovenale coniò infatti la frase “ Panem et circenses” visto che all’epoca i potenti di turno mantenevano il consenso popolare mediante l’organizzazione di attività ludiche collettive, al fine di distogliere l’attenzione dei cittadini dalla vita politica in modo da lasciarla solo alle élite

Oggi, purtroppo, sta avvenendo la stessa cosa, con la sola differenza che gli italiani, nel corso degli anni, hanno scelto liberamente di votare i loro mediocri governanti!

Piero Nuciari

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