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Nuova Direttiva Europea: i succhi di frutta non potranno più contenere zuccheri aggiunti

Nonostante la pubblicità di qualche anno fa di una nota ditta del settore saccarifero che sosteneva che “il cervello ha bisogno di zucchero”, secondo i ricercatori dell’Università di San Francisco e dell’University of California di Los Angeles,  lo zucchero fa danni alla salute, rende dipendenti, fa aumentare la pressione, cambia il metabolismo e provoca problemi al fegato.

Queste informazioni sono state pubblicate dalla rivista scientifica “Nature” con tanto di scoop scientifico in copertina dal titolo, «Sanità pubblica: la verità sulla tossicità dello zucchero».

In Italia,  negli ultimi anni, grazie probabilmente alle  trasmissioni televisive tipo “Occhio alla spesa”, “Dica 33” e altre, che quotidianamente occupano i palinsesti della TV di Stato, educando i  consumatori agli acquisti e all’alimentazione responsabile, i genitori hanno iniziato ad usare più attenzione nell’acquisto di alimenti per i propri figli,  guardando con sempre maggiore diffidenza gli zuccheri e gli additivi utilizzati nelle merendine, nelle bibite e nei succhi di frutta che comprano ogni giorno al supermercato, prediligendo quelli con la dicitura: “senza zuccheri aggiunti”.

In futuro questa scritta non sarà più ammessa (e nemmeno necessaria): perché, per una decisione dell’Unione Europea dell’8 Marzo scorso, i succhi di frutta non potranno più essere addizionati con zucchero o altri edulcoranti.
La Direttiva, che entrerà in vigore il prossimo Giugno, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è il frutto di “un compromesso” tra il Parlamento e il Consiglio Europeo.

Dal giorno della sua pubblicazione, gli Stati Membri avranno 18 mesi di tempo per aggiornare la propria normativa nazionale.

La nuova norma prevede un periodo di transizione di tre anni, durante il quale gli operatori potranno utilizzare una dicitura  per avvisare i consumatori che da una certa data in poi  i succhi di frutta non conterranno più zuccheri aggiunti.

Altra importante novità, prevista dalla Direttiva, è l’obbligo di indicazione del tipo di frutta caratterizzante il prodotto, che dovrà essere indicato nella denominazione commerciale del succo, al fine di impedire  che, ad esempio,  un prodotto composto da una miscela dell’ 80% di mela e dal 20% di succo di mirtilli venga etichettato come “succo di mirtilli”, ingannando il consumatore.
Un nome generico come “succo misto” potrà invece essere utilizzato se ci sono tre o più fonti di frutta.

Riguardo alle bibite con il 12% di frutta, il legislatore europeo ha previsto che potranno avere diciture differenti, in base al contenuto reale di frutta; quelle con solo il 12% di frutta dovranno per legge essere definite “bevande alla frutta”, mentre quelle con meno del 12%, dovranno riportare la dicitura: “al gusto di frutta”.
La Direttiva introduce anche indicazioni chiare sulla differenza tra ‘succo’ e ‘nettare’ e sulla presenza di edulcoranti, prevedendo che i ‘nettari’, che sono a base di purea di frutta con aggiunta d’acqua, potranno continuare ad averne.

Una novità abbastanza curiosa introdotta dalla nuova norma, riguarda i succhi di pomodoro, che vengono ora classificati come frutta.
In base a questa nuova classificazione, in futuro il succo di pomodoro dovrà quindi attenersi alle regole valide per i succhi, anziché a quelle  per i prodotti alimentari come avviene oggi.

Infine, in materia di “puro succo d’arancia” la Direttiva interviene stabilendo che tutti i succhi d’arancia importati, così come quelli fabbricati nell’Unione Europea, dovranno essere puri per essere venduti come tali, o dovranno includere il prodotto aggiuntivo (mandarino) nel nome del succo di frutta.

Piero Nuciari

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