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In arrivo la legge sull’insalata pronta

La Commissione Agricoltura della Camera ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge che disciplina la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti alimentari freschi refrigerati e confezionati come le insalate.

Come tutti sapranno, questo genere di ortaggi, definiti ” di quarta gamma”, sono prodotti molto apprezzati per la loro praticità, visto che  da recenti indagini di mercato risulta che vengono acquistati da un italiano su due.
Anche se il testo licenziato prevede che entro tre mesi dalla pubblicazione sulla G.U. della Repubblica, dovranno essere emanati gli standard di riferimento chimici e fisici dei prodotti, è possibile affermare che è stato fatto un ulteriore passo in avanti per la tutela della salute dei consumatori.

Il problema dei prodotti di quarta gamma, come avevo già scritto anni addietro, è di natura igienica, visto che la contaminazione microbica, nonostante tutti gli accorgimenti industriali utilizzati, è molto spesso presente nelle verdure confezionate; quindi è sempre meglio lavare ulteriormente la verdura anche se in busta  vengono riportati messaggi rassicuranti sulla sicurezza igienica dell’alimento che viene garantita attraverso l’uso della chimica.

Il problema igienico è reale e documentato da vari studi e indagini di organizzazioni europee.

Ad esempio, l’istituto federale tedesco, considerato uno dei più seri,  nel 2009, a seguito dell’esame di 59 campioni di germogli freschi confezionati venduti in vari negozi alimentari, ha rivelato che il numero dei batteri cresce considerevolmente nel giro di pochi giorni e che la carica microbica diventa abbastanza elevata  in prossimità della data di scadenza. Nel 2008, uno studio su 133 insalate mix in busta ha riscontrato che il 5 per cento conteneva Listeria, soprattutto quando negli ingredienti erano presenti i cavoli.

La listeria, tuttavia, non è il solo pericolo presente in questi prodotti, visto che possono essere infettati anche  da Salmonella, E.Coli, nonché da virus, come norovirus (colpisce lo stomaco) ed epatite A.

Per tentare di contrastare questo genere di problemi, le ditte produttrici ricorrono abbondandemente alla chimica, che se da un lato consente di “limitare i danni” riguardo alla contaminazione, dall’altro attenta pesantemente alla salute dei consumatori.

Quello delle sostanze chimiche utilizzate è un altro problema da non sottovalutare, visto che le aziende produttrici, per ridurre al minimo il rischio di contaminazione microbica, usano prevalentemente cloro e in grandi quantità.
Le insalate pronte, infatti, vengono raccolte, selezionate e tagliate, per poi essere lavate in una soluzione disinfettante a base di acqua e cloro.Fino a qui nulla di strano se non fosse che la percentuale minima di cloro, in base a dati facilmente reperibili in internet e, per chi lo volesse leggere, documentati sul libro “Non c’è sull’etichetta”, scritto dalla giornalista inglese Felicity Lawrence, corrisponde a un valore venti volte superiore a quello presente nell’acqua di una piscina, ovvero circa 50mg per litro! E’ da evidenziare che questo processo influisce anche sulle proprietà nutritive del prodotto; la prova in questo caso è fornita dai ricercatori dell’Istituto nazionale per la nutrizione di Roma che hanno confrontato le analisi del sangue tra due gruppi diversi di volontari. Il primo gruppo aveva consumato lattuga fresca, il secondo lattuga confezionata in atmosfera modificata: ebbene, il primo gruppo aveva acquisito le sostanze nutritive dell’insalata, il secondo no.

Circa i tempi di conservazione di questo prodotto, le modalità di trasporto e i livelli di contaminazione microbica, è da dire che in Italia non esiste una normativa specifica e che  le aziende utilizzano come parametri igienici quelli francesi, ad oggi ancora validi.
Di fronte all’incertezza normativa presente nel nostro Paese, destinata a rimanere tale fino al’entrata in vigore degli standard di riferimento chimici e fisici dei prodotti, che dovranno essere definiti, secondo il disegno di legge, entro 3 mesi dalla sua pubblicazione, i produttori si affidano ad un disciplinare  l’ AIIPA, l’ associazione italiana industrie prodotti alimentari, contenente le linee guida da adottare nelle fasi di produzione e commercializzazione, che dovrebbero contribuire a offrire più garanzie.  Il documento riguarda specificamente le insalate che, dopo essere state preparate, vengono confezionate in busta o in vaschetta.
Nel disciplinare è previsto che alcune verdure, come le lattughe, in determinati casi vengano confezionate con il sistema delle atmosfere protettive (sostituendo una parte dell’ ossigeno con azoto) per prolungarne la durata.
Il documento Aiipa, al fine di tutelare i consumatori,  punta sull’uso di materie prime di ottima qualità, lavaggio accurato, rispetto delle temperature e di precisi parametri igienici.
E’ però da evidenziare che le linee guida non dicono nulla sull’ intervallo di scadenza che viene deciso dal produttore in base alle materie prime, alla stagione e al tipo di lavorazione.

In genere la data di scadenza delle insalate pronte viene solitamente fissata in  7 giorni, che possono diventare 4 in estate,  10 se si usano atmosfere protettive o, addirittura, 30 se il prodotto viene da paesi extra-europei, come gli Stati Uniti, dove è consentita l’irradiazione con cobalto radioattivo, raggi gamma, raggi X o con una corrente (o fascio) di elettroni.
In questo ultimo caso è da evidenziare che le insalate pronte sono prive di carica batterica, ma anche di vitamine e sostanze nutritive che, a causa di questi pesanti trattamenti, sono ridotte all’osso.

Nonostante le problematiche descritte, spesso ignorate dai consumatori, i prodotti di quarta gamma stanno tuttavia registrando negli ultimi anni  un notevole successo commerciale, testimoniato dalle grandi quantità vendute nei supermercati.

Il consiglio da dare in questi casi, se proprio non si ha il tempo di acquistare gli ortaggi non confezionati presso il fruttivendolo sotto casa, è quello di non fidarsi dei messaggi riportati sulle confezioni circa la loro sicurezza igienica,  di acquistare esclusivamente prodotti italiani e, soprattutto, di  lavare i prodotti con il bicarbonato di sodio o con l’amuchina.

Piero Nuciari

La proposta di legge licenziata dalla Camera

Novità del 03/06/2011
Il testo di legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale

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