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L’affitto della poltrona da estetiste e parrucchieri

In una situazione economica come quella attuale, dove i cittadini e le imprese sono quotidianamente tartassati da tasse dirette e indirette, dove il Governo, nonostante le promesse sta agendo solo per fare cassa, ritardando le scelte per la crescita, molti artigiani, per sopravvivere, sono costretti a ricorrere al lavoro nero.

A volte questa scelta diventa obbligata per andare avanti, per mantenere le proprie famiglie e per arrivare a fine mese.
Da fonti attendibili si stima in oltre 100.000 il numero di parrucchieri/estetisti abusivi, difficilmente identificabili, che operano presso il domicilio dei consumatori.
Se si analizza la figura di questo genere di evasori, vediamo che lavorare in nero serve loro solamente per racimolare uno stipendio minimo e non per avere un tenore di vita lussuoso, come molti erroneamente immaginano.
Recentemente, per contrastare questo comportamento che, nonostante tutte le possibili giustificazioni, genera concorrenza sleale nei confronti delle imprese che operano nella legalità, le organizzazioni sindacali dei settori dell’acconciatura e dell’estetica,  si sono inventate “l’affitto della potrona”, una novità rivoluzionaria, che se ben applicata, potrebbe dare lavoro nei prossimi anni a diverse migliaia di persone in campo nazionale.

L’affitto della poltrona, che consiste nell’ospitare all’interno delle proprie strutture dei colleghi con una propria partita Iva, è una prassi molto diffusa sia in Europa che negli Stati Uniti d’ America.

Stati europei come la Francia, la Germania, L’Inghilterra, l’Olanda, il Belgio ed altri, da molto tempo applicano questa politica con evidenti vantaggi per che mette a disposizione la poltrona che per l’ospitato.

La firma dell’accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro delle imprese artigiane dei settori dell’acconciatura, estetica, tatuaggio, piercing e centri benessere, avvenuto il 25 Novembre 2011, ha introdotto questa interessante novità che a regime consentirà a tutti coloro che per i più disparati motivi non riescono a sostenere la spesa della gestione del proprio locale, di affittare parte dello stesso a soggetti in possesso della qualifica professionale o ad altri imprenditori che, per necessità connesse alla forte crisi attuale, sarebbero altrimenti costretti ad esercitare la loro attività in maniera abusiva.
In pratica, non appena gli Organi preposti avranno predisposto i necessari interventi di adeguamento normativo e regolamentare, un parrucchiere o un’estetista non più in grado di continuare l’attività in proprio,  potrà “affittare” una poltrona o una cabina all’interno di un altro salone mantenendo la propria partita Iva e la gestione amministrativo-contabile, sia in termini di tasse che di contributi, avendo cura di dichiarare lo spostamento della sede della sua attività nelle forme dovute.
I non imprenditori in possesso della qualifica professionale, che vorranno approfittare di questa opportunità, dovranno dotarsi di partita Iva e dichiarare la loro esistenza a Fisco entro i tempi previsti dalla legge, mantenendo in ordine la contabilità prevista ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta sul valore aggiunto e i vari obblighi fiscali previsti per le imprese.

Anche se i media si sono limitati a riportare la notizia con striminziti trafiletti, la portata di questa iniziativa è epocale, perché con un semplice stratagemma si riuscirà a creare nei prossimi anni circa 20.000 nuovi posti di lavoro, strapppati all’abusivismo.

Una considerazione

Purtroppo gli italiani sono considerati cittadini europei solo quando fa comodo ai politici, visto che molto spesso con idee semplici, adottate magari da anni nel resto dell’Europa ma non da noi, si potrebbero risolvere problemi seri come quelli dell’occupazione e dell’abusivismo per determinate categorie di artigiani.
L’affitto ad ore o mensile di una poltrona da acconciatore, di parte di un ufficio, di una stanza in uno studio medico, di una postazione internet, etc. definita con il termine inglese “coworking”, è ormai realtà consolidata in Europa e nel resto del mondo.
Prima di quanto previsto del contratto degli acconciatori, esistevano già in Italia diverse comunità dedite all’affitto di parti di locali e/o di attrezzature;  la più famosa è la “Coworking project”, composta da circa 51 uffici in condivisione dal nord al sud, sparsi tra 26 città.

Sono idee come queste che potrebbero rilanciare la nostra economia creando nuovi posti di lavoro, contrastando l’abusivismo, non certo le liberalizzazioni dei taxi o delle farmacie!

 

Piero Nuciari

 

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