L’utilizzo scorretto delle bilance negli esercizi commerciali
Fin dall’antica Roma (ed anche prima), l’uomo ha quantificato le proprie mercanzie attraverso il rapporto con un’unità di misura; nonostante questo, è sempre esistito il classico “furbo” che, falsificando le suddette unità, ha cercato di arricchirsi a scapito dei consumatori.
I governanti di allora corsero ai ripari creando, come descritto all’inizio del manuale, la corporazione dei Mensores (la prima polizia annonaria della storia) che aveva il compito di girare nei mercati con delle anfore campione attraverso le quali “misurare” il contenuto dichiarato di quelle poste in vendita (la quantità era incisa sul collo delle anfore), per evitare la classica truffa di allora costituita dalle anfore con il piede pieno; oggi, per tutelare i consumatori, ci si affida agli ispettori metrici, attualmente in servizio presso le Camere di Commercio provinciali.
Attraverso la loro professionalità garantiscono la corrispondenza ai campioni ufficiali di tutte le unità di misura utilizzate nella nostra società moderna (kg, metro, litro), mediante controlli periodici stabiliti dalle leggi attualmente in vigore.
Nei libri da me pubblicati ho più volte parlato delle bilance utilizzate dagli alimentaristi, di quanto sia importante il controllo, durante i sopralluoghi commerciali, della bolla relativa alla messa in piano dell’apparecchio, della visita periodica dell’Ispettore metrico, etc., al fine di tutelare i consumatori.
Questo perché (ed è brutto dirlo) la truffa è sempre in agguato.
A tutti noi sarà infatti capitato di notare, durante la spesa presso un esercizio alimentare, che il prosciutto o i formaggi vengono pesati senza fissare la tara davanti al cliente o, addirittura, con la tara prefissata.
In fondo uno è portato a dare poco peso alla cosa, visto che 6 g di carta, in fin dei conti, possono sembrare un valore irrisorio se rapportato al costo complessivo del prosciutto o del formaggio acquistato.
Nella realtà paghiamo invece un pezzo di carta al costo del prosciutto; se provassimo a fare qualche calcolo con ad esempio il Prosciutto di Parma, che costa circa 19 euro al kg, vedremmo che i 6 g di carta ci costerebbero 0,114 centesimi di euro (circa 220,73 lire).
Calcolando che un esercizio alimentare avviato (un supermercato) di una media città può avere anche 150-200 clienti al giorno che acquistano questo genere di prodotti, moltiplicando 0,114x 200 (clienti), otterremmo la somma di 22,8 euro giornalieri, che moltiplicati per 25 giorni lavorativi porterebbero la somma di 570 euro, che moltiplicati per 11 mesi darebbero la somma di 6270 euro! … niente male per aver venduto della semplice carta!
Nota |
Purtroppo, ed è triste ammetterlo, questo genere di conti non viene fatto né dai cittadini né da chi è preposto ai controlli commerciali; la bilancia, spesso, è letteralmente ignorata visto che “…tanto ci pensano quelli dell’ispettorato metrico!”.
Nella realtà gli Uffici metrici delle varie Camere di Commercio hanno il personale ridotto all’osso; spesso uno o due dipendenti debbono coprire un’intera provincia ed è quindi più che normale che il controllo metrico diventi una semplice tassa, pagata tramite vaglia postale dai commercianti – ogni tre anni – per “essere in regola”, anche se poi nessuno effettua sopralluoghi al fine di accertare la regolarità delle bilance utilizzate.
Abbiamo parlato del prosciutto, ma esistono anche altre attività dove i grammi contano, come ad esempio le oreficerie dove, ovviamente, è molto importante che l’apparecchio utilizzato sia in regola con la verifica prima e con quella periodica, che sia posto perfettamente in piano, con i pesi utilizzati in regola.
Nota |
È inutile dire che questo genere di controlli (la tenuta in regola delle bilance) possono essere effettuati dagli Ispettori Metrici, dagli organismi privati accreditati presso le Camere di Commercio (le uniche due figure che possono effettuare la verifica periodica degli strumenti di misura) e dagli Agenti/Ufficiali di PG, in base all’art. 13, comma 4, della Legge 689/81 (*).
Nota Gli organi addetti al controllo sull’osservanza delle disposizioni per la cui violazione è prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro, possono, per l’accertamento delle violazioni di rispettiva competenza, assumere informazioni e procedere ad ispezioni di cose e di luoghi purché diversi dalla privata dimora, a rilievi segnaletici, descrittivi e fotografici, e ad ogni altra operazione tecnica. (Legge 689/81, sez. II, art. 13, comma 1) |
È da evidenziare che in base all’art. 10, comma 2, D.M. 28/03/2000, per il controllo delle bilance la vigilanza può essere esercita ad intervalli casuali e senza preavviso.
Nell’ipotesi in cui, durante un normale controllo commerciale, si accerti che la bilancia utilizzata non è in regola, ovvero presenti dei vistosi guasti o difetti di funzionamento, occorrerà segnalare la cosa all’ Ufficio Metrico della locale Camera di Commercio.
In attesa che gli apparecchi vengano prelevati dalla ditta incaricata della revisione, potranno essere detenuti dall’utente presso il punto vendita ma non potranno assolutamente essere utilizzati.
La normativa infatti prevede che lo strumento metrico, in caso di uso abusivo, deve essere equiparato a strumento metrico che non ha superato la verifica periodica (art. 12, RD 7088/1890, art. 7, comma 2, DM 182/2000 e art. 10, commi 1 e 2, D.lgs 517/92) e deve essere quindi
sequestrato (art. 27, RD 7088/1890).
Nota |
Piero Nuciari
Tratto dal mio libro: “Tutti i controlli negli esercizi commerciali” ed. 2022
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