Pacchetto igiene: non è tutto oro quello che luccica!
Nel corso del 2004, come il lettore saprà, sono stati pubblicati a livello europeo i nuovi regolamenti sull’igiene e controllo dei prodotti alimentari, entrati in vigore in Italia il 1 Gennaio 2006. L’applicazione del “pacchetto igiene” ha comportato in tutta Europa l’abrogazione totale o parziale di numerose normative specifiche per diversi settori produttivi e commerciali, la modifica delle procedure da seguire per l’apertura di nuovi esercizi alimentari e della gestione delle stesse attività alimentari.
Nota I regolamenti che costituiscono il pacchetto igiene sono:
E’ da evidenziare che questi quattro regolamenti si integrano con il reg. 178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, definendo le procedure nel settore della sicurezza alimentare attraverso la rintracciabilità degli alimenti a monte e a valle del processo produttivo.
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In base ad un recente rapporto della Commissione europea relativo al periodo Giugno 2004-Maggio 2005, visionabile alla fine dell’articolo, l’applicazione dei suddetti regolamenti non ha migliorato di molto la situazione igienica delle varie realtà nazionali, e molte mancanze sono state riscontrate nel campo dei controlli ufficiali in quasi tutti gli stati europei, relativamente agli obiettivi di campionamento, alle ispezioni alimentari e nell’individuazione di una frequenza di ispezione adeguata. Inoltre quasi tutti gli stati membri non sono riusciti a far rispettare alcuni requisiti della normativa sull’igiene dei prodotti alimentari, in particolare sulla necessità che tutte le industrie alimentari mettano in pratica sistemi autonomi e procedure per garantire la sicurezza alimentare basati sui principi del metodo HACCP. Queste mancanze sono state particolarmente evidenti nel settore alimentare della distribuzione al dettaglio e nel catering.
In campo italiano, anche se il “pacchetto igiene” è entrato in vigore più tardi, si sta registrando la stessa problematica europea visto che il sistema, nonostante l’ottimismo iniziale, sta già cominciando a perdere i colpi.
Come avevamo preannunciato mesi fa sul nostro sito, il legislatore non aveva fatto i conti con la carenza cronica di personale specializzato delle ASL, quello, per intenderci, che materialmente effettua i controlli presso le attività alimentari.
Questa circostanza, unita alla formale esclusione dai suddetti controlli della Polizia Municipale, distribuita invece capillarmente su tutto il territorio nazionale, ha fatto sì che buona parte delle attività commerciali del settore alimentare, soprattutto quelle dei piccoli centri, non avendo più controlli periodici a livello igienico, si siano sentite in diritto di omettere il rispetto delle principali regole igieniche, un tempo fatte rispettare dalla Polizia Municipale annonaria.
Nelle suddette attività è ora possibile notare procedure precedentemente vietate dalla Legge 283/62 e dal DPR 327/80: paste con crema pasticcera lasciate sul bancone alla portata di tutti, completamente prive di protezioni contro mosche e la contaminazione salivare da parte degli avventori; assenza di camice; scarsa igiene delle cucine; promiscuità all’interno delle celle frigorifere; sporcizia sui piani di lavoro, scarsa igiene nei servizi di somministrazione, etc.
Come tutti sapranno il “pacchetto igiene” ha tacitamente abrogato le parti della Legge 283/62 e del DPR 327/80 apertamente in contrasto, riducendo drasticamente la capacità di intervento della Polizia Municipale e della Polizia Giudiziaria in genere (Art. 13 della L. 689/81) a pochi articoli.
E’ anche da evidenziare che da parecchie parti viene addirittura messa in discussione la possibilità di intervento da parte della P.G. in base all’articolo 13 della legge sulla depenalizzazione.
Alla luce di quanto sopra viene spontaneo chiedersi dove si andrà a finire di questo passo, visto che resta comunque molto difficile spiegare al cittadino consumatore, presente durante i controlli annonari e che chiede magari un nostro intervento, che non possiamo più imporre all’alimentarista il rispetto delle norme igieniche perché la nuova normativa non lo prevede.
E’ inevitabile una perdita di immagine della Pubblica Amministrazione.
Ad avviso di chi scrive il sistema di autocontrollo, meglio conosciuto come HACCP, è e resta una procedura valida, capace di tutelare i consumatori, solo se il Legislatore troverà il modo di garantirne il rispetto mediante il coinvolgimento di tutte le realtà addette ai vari controlli commerciali operanti sul territorio; in caso contrario diventerà nel nostro Paese quello che si sta riscontrando a livello europeo: una formalità burocratica priva di qualsiasi utilità per il cittadino.
Piero Nuciari
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