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Piatti di plastica tossici

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Il 30 Luglio 2008, con un’interrogazione alla Camera dei deputati, l’On. Domenico Scilipoti (IDV) presentò una domanda relativa alla tutela dei consumatori con riguardo ai rischi per la salute derivanti dall’utilizzo di contenitori di plastica per alimenti e bevande.

Nella sua interpellanza l’Onorevole  espose il problema dei contenitori alimentari – piatti e bicchieri di plastica, usati quasi quotidianamente dall’80% delle famiglie italiane – prodotti con derivati del pvc (cloruro di polivinile), una sostanza altamente tossica e cancerogena e di quanti rischi corressero i cittadini per via dell’utilizzo quotidiano di questi prodotti derivati dal petrolio, contenenti sostanze come gli ftalati, altamente cancerogene e causa in particolare di tumori alla laringe.
All’interpellanza seguì la risposta per certi versi “ovvia” del Ministro preposto che riporto di seguito per la sua superficialità e inutilità, in considerazione del fatto che il membro del Governo si limitò solamente a fornire “la versione ufficiale”, cioè quello che ai cittadini deve essere fatto sapere riguardo a una determinata problematica che li interessa direttamente, senza aggiungere se esistono studi internazionali o nazionali (anche se siamo il fanalino di coda in questo campo), che documentino eventuali tossicità.

Relativamente ai contenitori in plastica per uso alimentare (piatti, bicchieri e posate), il Ministro Sacconi rispose che:

[…omissis] “i contenitori in contatto con gli alimenti sono soggetti sia a normative di carattere generale, sia a disposizioni specifiche: queste, in costante attuazione delle direttive europee, stabiliscono le liste dei monomeri e degli additivi che possono essere adoperati nella preparazione di articoli o materiali di plastica, precisando i controlli obbligatori per le imprese.
Questi materiali e oggetti debbono, inoltre, essere sempre accompagnati, nelle diverse fasi fino alla vendita al consumatore finale, da una dichiarazione scritta rilasciata dal produttore attestante la conformità alle norme vigenti. Nell’ambito dei controlli ufficiali, l’effettuazione delle analisi su questi materiali ed oggetti è affidata ai laboratori pubblici.

L’uso di cloruro di polivinile è strettamente regolamentato per i livelli sia di cloruro di vinile monomero, sia di additivi plastificanti, per i quali esistono liste di componenti autorizzati sia a livello nazionale, sia a livello europeo, con limiti di migrazione negli alimenti fissati in base a valutazioni tossicologiche. Allo stato attuale, nell’ambito delle attività di controllo effettuate dalle autorità competenti, non è pervenuta al Ministero nessuna segnalazione circa la non congruità sanitaria dell’uso di contenitori in polivinilcloruro …[omissis].”

Successivamente, nella replica alla risposta del Ministro,  l’On. Scilipoti evidenziò anche la problematica del bioaccumulo, vale a dire la potenziale fusione della sostanza tossica all’interno di un piatto di plastica con un additivo o un colorante contenuto nell’alimento (ad esempio una bevanda) e con altre sostanze tossiche inevitabilmente prodotte dal contatto ad esempio di un bicchierino di plastica con una bevanda calda, etc.

Il bioaccumulo, in sintesi, è la sommatoria di tutte quelle sostanze che potenzialmente possono determinare l’alterazione cellulare che potrebbe portare al cancro.

Nella parte conclusiva della replica, il Deputato dell’IDV pose anche il problema dell’uso del PVC e del plastificante denominato “ftalato” che viene inserito nella mescola per conferirle elasticità nella lavorazione.

Lo ftalato – che è contenuto nel piatto di plastica – si rilascia lentamente in tutto ciò che si chiama cibo caldo, cibo alcolico o cibo oleoso. Questa sostanza tossica si deposita all’interno del cibo e il bambino nella scuola o l’adulto non fanno altro che ingerirla.

Parecchi studi hanno evidenziato che queste sostanze chimiche potrebbero creare seri rischi per il feto (parto prematuro, basso peso alla nascita), alterazione dell’equilibrio ormonale (estrogeni, testosterone, tiroide), infertilità maschile, endometriosi, etc.

Per completezza di informazione, è da aggiungere che lo ftalato non è l’unico componente pericoloso dei piatti di plastica; infatti è presente anche il poco conosciuto Bisfenolo A, utilizzato nelle materie plastiche (policarbonato) e nelle resine ovvero in biberon, stoviglie (piatti, tazze, bricchi, insalatiere e bicchieri di plastica), stoviglie per forni a microonde, recipienti, rivestimento delle lattine per alimenti, bottiglie per l’acqua e il latte con vuoto a rendere.
Nel 2006 l’EFSA raccomandò come assunzione massima tollerabile 50 microgrammi per kg di peso al giorno (cioè 0,30 mg per un bambino di 6 kg e 3 mg per un soggetto di 60 kg): tuttavia questi valori potrebbero essere rivisti alla luce di nuovi studi.
Secondo l’opinione di autorevoli esperti, il Bisfenolo A è in grado di creare problemi alla tiroide; gli studi di laboratorio e recenti ricerche sull’uomo associano un’elevata esposizione con rischi di cancro, abortività, alterato sviluppo fetale con ricadute a lungo termine sulla salute (infertilità, sistema nervoso).

Ad alte temperature come quelle raggiunte della  minestra bollente, questa sostanza è in grado di trasferirsi nei cibi, cosa che invece non avviene quando i vari contenitori vengono usati per alimenti freddi o tiepidi.

Per completezza di informazione è da aggiungere che il Bisfenolo A è utilizzato anche per rivestire la parte interna delle lattine di bibite: drink a base di soda o anidride carbonica possono assorbirlo e diventare un ulteriore canale di assunzione.

E’ tuttavia da precisare che gli studi condotti sinora sono stati effettuati solo sugli animali, anche perché risulterebbe particolarmente difficile isolare un unico agente contaminante per gli uomini, data l’esposizione cui siamo tutti soggetti.

Sicuramente il lettore sarà rimasto stupito di quanti potenziali problemi alla propria salute e a quella dei propri cari può creare l’uso continuo di un semplice piatto di plastica!

Ma c’è di più!

Oggi, a causa della vita frenetica e al fatto che tutte le imprese tendono a risparmiare sui costi, assistiamo ad un utilizza sconsiderato di piatti e altri contenitori in plastica sia all’interno delle famiglie (chi lavora va sempre di fretta e non ha tempo di lavare i piatti) che nelle mense delle comunità e delle scuole.

Alcune famiglie utilizzano piatti di plastica quasi tutti i mesi mentre esistono mense scolastiche dove addirittura vengono serviti pasti caldi o caldissimi (si pensi alla minestra) tutti i giorni dell’anno scolastico.

Purtroppo tutti noi siamo forviati dalla scritta “plastica per alimenti” riportata nelle confezioni e tendiamo a fidarci ciecamente dei regolamenti UE e delle normative nazionali di sicurezza, senza sapere che, spesso, il politico che porta avanti una istanza, una proposta di legge, raramente lo fa nell’interesse dei consumatori e molto spesso, invece, si adopera per tutelare gli interessi delle multinazionali, camuffando o minimizzando le eventuali problematiche relative alla salute che quella determinata proposta di legge magari potrebbe creare nel tempo (si pensi ad esempio all’emendamento in favore dell’aranciata senza arancia proposto recentemente dal senatore PDL Casoli, in seguito soppresso, per nostra fortuna, dalla Commissione politiche europee della Camera dei Deputati all’interno del disegno di legge comunitaria 2008: i nostri figli avrebbero bevuto una sostanza esclusivamente chimica, che nel tempo avrebbe potuto creare problemi per la loro salute, convinti di bere un prodotto naturale pieno di Vitamina C!

Si pensi all’aspartame, al fatto che nonostante sia stato ampiamente dimostrato a livello internazionale (http://www.ehponline.org/docs/2007/10271/abstract.html/)  e nazionale (Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali “B. Ramazzini”) che è cancerogeno, e di come, nonostante tutto, venga ancora consentita la commercializzazione grazie alle assicurazioni date a suo tempo da Ronald Reagan e Don Rummie, al secolo Donald Rumsfeld.

Come si ricorderà, nel 1981 Reagan sostituì il capo dell’FDA con un dirigente del pentagono, mentre Don Rummie inizia a dirigere la Searle farmaceutica, che produce l’aspartame. «L’aspartame sarà approvato dalla FDA», dichiarò Don Rummie. E con il dolcificante che rendeva dollari a palate,  la Searle fu acquistata dalla Monsanto che tutti conosciamo per la problematica degli OGM).

Come è possibile constatare dai casi appena citati (ce ne sono purtroppo parecchi altri), la salute della persona passa sempre in secondo piano dopo gli “affari”.

Ai cittadini vengono propinate verità e false sicurezze che poi pagano quasi sicuramente a caro prezzo in termini di salute, senza peraltro avere alcuna possibilità di rivalsa nei confronti di chi con il suo operato è stato complice della malefatta, vista la complicità che da sempre regna tra la politica e le multinazionali.

In pratica la problematica dei piatti in plastica per uso alimentare è simile a quella dell’aspartame; entrambi sono prodotti tossici se usati in maniera costante e in determinate condizioni,  hanno una tossicità insita nei loro componenti e non vengono ritirati dal commercio a causa della enorme mole di affari che generano e al fatto che tutti gli studi comprovanti la loro pericolosità vengono sistematicamente boicottati dai media.

Tornando all’interrogazione parlamentare, l’unica risposta sensata che a mio avviso è stata data al deputato dell’IDV, riguarda la problematica relativa ai ““limiti di migrazione negli alimenti fissati in base a valutazioni tossicologiche”; questo è infatti il punto della questione ovvero quali e quante sostanze chimiche passano nell’alimento ogni volta che avviene il contatto.

Nella mia cittadina, per un anno intero, i bambini della locale scuola materna comunale, per una discutibile scelta gestionale, sono stati costretti a mangiare in piatti di plastica cibi caldi come pasta e minestra, suscitando le proteste dei genitori preoccupati per la loro salute.

Il responsabile comunale, ogni volta che qualche genitore protestava, mostrava infastidito la scheda tecnica dei piatti di plastica utilizzati, ripetendo che questi prodotti erano perfettamente in regola con le leggi in vigore.

Nella scheda tecnica dei contenitori utilizzati, infatti, veniva evidenziato che i limiti di migrazione negli alimenti fissati in base a valutazioni tossicologiche, erano addirittura leggermente inferiori a quelli previsti dalla legge.

Il problema sottovalutato dal funzionario comunale (spero in buona fede), era che non veniva assolutamente presa in considerazione la circostanza che i piatti erano utilizzati ogni giorno e per tutta la durata dell’anno scolastico.

Un conto è usare saltuariamente un piatto durante un pic-nic domenicale, dove peraltro vengono quasi sempre consumati cibi freddi, un conto è utilizzarlo quotidianamente e per un anno per servire pasta o  minestrone bollente.

Dato per certo che i piatti rilasciano sempre ( è scritto nella scheda tecnica) sostanze tossiche per l’organismo, un conto è utilizzarli saltuariamente, un conto è usarli quotidianamente; nel secondo caso è inevitabile un accumulo costante di sostanze tossiche nell’organismo.

Il peregrinare dei genitori alla ricerca di un parere a loro favorevole ebbe termine quando, grazie ad internet, qualcuno di loro reperì una relazione ufficiale del tossicologo Alberto Mantovani, dell’Istituto Superiore di Sanità,  nella quale si metteva in guardia  dai pericoli invisibili presenti nei nostri cibi: [omissis] “ nei nostri piatti si annidano anche dei ‘killer’ insospettabili, ovvero sostanze chimiche nocive per la salute, sul lungo periodo. Queste sfuggono a rilevazioni e monitoraggi perchè non sono ancora stati imposti dei limiti o delle regole per il loro utilizzo. Sono colpiti soprattutto i bambini…[omissis]

Sempre nella relazione lo studioso affermava che è a rischioil sistema riproduttivo dei bambini, con possibili conseguenze anche per una maggiore incidenza dei tumori e danni allo sviluppo neurologico:

I dati sperimentali indicano il rischio di effetti ritardati sullo sviluppo dell’organismo, a causa dell’esposizione prenatale o perinatale con effetti osservabili alla pubertà o nell’età adulta. Vi è possibile correlazione, suggerita anche da studi epidemiologici, fra esposizione a questi e alterazioni riproduttive:
– infertilità maschile;

– aborto spontaneo;

– endometriosi;

– diminuzione dei nati vivi maschi;

– malformazioni dell’apparato riproduttivo (ad es., ipospadia e criptorchidismo);

– aumentata suscettibilità ai tumori del testicolo (seminomi) e di altri  tessuti bersaglio …[omissis] “

Conclusioni

Alla luce di quanto sopra esposto, appare evidente la pericolosità costituita dall’utilizzo continuo di piatti, bicchieri e contenitori vari in plastica (anche se dichiarati per alimenti), visto che la normativa in vigore risulta essere molto carente dal punto di vista dei riscontri scientifici sulla sicurezza o meno dei vari componenti chimici utilizzati.

A questa problematica è da aggiungere, considerati gli enormi interessi economici che ruotano attorno alla plastica, che non esiste a livello politico un concreto interesse ad intervenire per tutelare la salute dei cittadini, visto che la problematica, boicottata sistematicamente dai media,  non riscuote un sufficiente interesse sfruttabile a fini elettorali.

Resta al cittadino solo la possibilità di boicottare tali prodotti o di utilizzarli secondo la regola del “buon senso”, cioè saltuariamente e solo per determinate categorie di alimenti.

Piero Nuciari

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