Ritornano le farine animali nei mangimi
A partire dal prossimo Giugno 2013, gli allevamenti di suini, avicoli e di acquacoltura potranno reintrodurre nell’alimentazione le farine animali provenienti dagli scarti di macellazione.
Nonostante la brutta esperienza della BSE (mucca pazza) e i numerosi decessi avvenuti in ambito europeo a causa di questa terribile malattia, il 16 Gennaio scorso la UE ha firmato il Regolamento numero 56-2013, con il quale ha previsto il ritorno delle tante chiacchiarate farine animali.La UE, o meglio, le multinazionali che governano il popolo europeo, hanno fatto proprio il principio di Lavoisier: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, pensando bene di non sprecare le tonnellate di scarti provenienti dalla macellazione animale che ogni giorno intasano le discariche europee. Molto probabilmente la trasformazione di questi scarti in concime non faceva conseguire un utile apprezzabile e, di conseguenza, si è scelto di trasformarli in mangimi trasformando animali vegetariani in carnivori, …in attesa dell’ennesima epidemia!
Per correttezza di informazione è da dire che questa “trasformazione” è già avvenuta da anni, visto che da diverso tempo gli allevamenti zootecnici di tutte le specie vengono alimentati con farine ricavate da pesce selvatico; scegliere di sostituirle con farine provenienti dagli scarti della macellazione bovina e suina è solamente una scelta economica, visto che in questo modo i mangimi costeranno molto meno.
Come al solito il business passa avanti alla salute umana e a quella animale; attualmente acquistiamo al supermercato polletti Broiler, nati circa un mese prima della macellazione e cresciuti con mangime di pesce e antibiotici. Li potete riconoscere perché, una volta cotti, la carne si stacca quasi da sola dalle ossa. Sicuramente non sono salutari. In futuro, a seguito di questo regolamento europeo, acquisteremo salumi prodotti da suini che si sono cibati dei loro simili.
Anche questi alimenti non gioveranno sicuramente alla salute dei consumatori. Purtroppo non esiste l’obbligo di indicare in etichetta come è stato alimentato l’animale e, di conseguenza, dovremo solo sperare di imbatterci in affettati prodotti da produttori onesti!
Recentemente ho avuto modo di seguire in TV una trasmissione dove veniva intervistato un oncologo che parlava del registro dei tumori e di come questa terribile malattia, rispetto all’ultimo decennio, stia crescendo in maniera “esponenziale” in Europa e, soprattutto, nel nostro Paese.
La risposta sulle cause di questa escalation possiamo darcela da soli, visto quello che siamo costretti a mangiare ogni giorno!
Altra nota dolente di questo Regolamento scellerato, è quella dei controlli della produzione delle farine.
Anche se saranno prodotte da scarti trattati ad alte temperature, sterilizzati e disidratati, quindi senza problemi di sicurezza alimentare, dopo l’ultimo scandalo relativo all’utilizzo di carne di cavallo di dubbia provenienza nella preparazione di lasagne e tortellini (anche di marche conosciute) dove veniva dichiarata solo la carne bovina, restano parecchi dubbi sull’efficienza delle Autorità addette ai controlli in materia sanitaria e, soprattutto, sulla tracciabilità degli scarti, considerata la facilità e l’estensione della recente truffa della carne di cavallo.
Attualmente tutti i servizi veterinari delle ASL a livello nazionale sono sotto organico; tale carenza di personale rende molto diffile i controlli di prevenzione e, senza essere pessimisti, sarà quasi inevitabile che qualche produttore disonesto approfitti della situazione per produrre mangimi con carni vietate.
Il consumatore, naturalmente, ne verrà a conoscenza solo… al prossimo scandalo!
Piero Nuciari
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