Spiagge, vu cumprà e sanzioni
In quest’ultima estate si è toccato il fondo, visto che le spiagge di tutta Italia, complice il finto buonismo della politica verso gli extracomunitari e la carenza di organico nelle Forze dell’Ordine, sono state letteralmente invase dai vu cumprà.
In genere sono i senegalesi e i nigeriani (pochi i marocchini o i tunisini), dal fisico tonico e prestante e con gli smartphone di ultima generazione, ad aprire veri e propri mercatini sulla battigia o nei lungomare, di fronte agli ambulanti regolari, durante i mercatini serali organizzati dalle amministrazioni comunali costiere.
Naturalmente nessuna Forza dell’Ordine interviene, causa la carenza di personale dovuta al blocco del turnover, le ferie, i pochi mezzi a disposizione e, soprattutto, la paura di finire davanti al Procuratore della Repubblica, magari per aver usato eccessivamente la forza nei confronti di chi ti affronta con arroganza, violenza, ti insulta e ti viene addosso con tutto quello che in quel momento ha in mano.
Della serie: “Tengo famiglia!”
Qualche mese fa, sui media, era apparsa la notizia di un carabiniere che era stato condannato dal Giudice a risarcire economicamente un extracomunitario perché durante un arresto con colluttazione gli aveva fatto battere la testa a terra.
Su facebook venne addirittura organizzata una colletta per contribuire alla spesa!
Considerato che ormai in Italia a temere la Giustizia sono rimaste solo le Forze dell’Ordine e non chi delinque (perdonate l’ironia!), è del tutto normale che chi non ha nulla da perdere, chi è venuto nel nostro Paese a cercare fortuna e con lo scopo di arricchirsi alle nostre spalle, faccia quello che vuole.
Quindi è normale vedere negozi mobili lungo la battigia, venditori insistenti fino allo sfinimento, borse e scarpe contraffatte, gioielli, etc etc, venduti liberamente e senza regole né scontrino.
Benvenuti nella Repubblica delle Banane che il buon Renzi ha quasi finito di creare: un Paradiso per tutti, eccetto per gli italiani!
Ma i cittadini cosa fanno?
Si dice sempre che quando accade qualcosa la colpa sta a metà, e in questo caso è verissimo!
I cittadini vorrebbero più sicurezza, ma non esitano, se capita l’occasione, ad acquistare scarpe taroccate, sicuramente fatte in Cina, ma che portano – ben in vista – il famoso marchio Nike o altro, perché oggi quel che conta non è “essere” ma “sembrare”!
Quindi acquistano questi prodotti ingigantendo il mercato (aumentando la domanda aumenta l’offerta!) e se magari qualche povero “sfigato” agente dell’annonaria prova ad effettuare un sequestro, prendono apertamente le difese del povero extracomunitario offendendo magari chi sta cercando di tutelare gli interessi di tutti, dai produttori locali ai commercianti che pagano le tasse, alla salute degli stessi consumatori, visto che nessuno sa con cosa sono state colorate o sono state realizzate le scarpe o le borse.
Decisamente l’Italia non sta vivendo un bel momento!
Per fermare queste “liberalizzazioni” commerciali, questi commerci abusivi che stanno distruggendo il commercio ambulante ufficiale, che incrementano il malaffare e la delinquenza, l’unica arma che resta in mano alle Forze dell’Ordine è quella di sanzionare gli acquirenti.
La legge 23 luglio 2009, n.99, che ha apportato modifice all’art. 1, comma 7, del DL 14 marzo 2005, n. 35, infatti, prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 7000 euro – nei confronti dell’acquirente finale che comperi a qualunque titolo cose che inducano a ritenere che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l’entità del prezzo, ci sia stata una violazione delle norme sull’origine e provenienza dei prodotti o sulla proprietà industriale.
In concreto si tratta di tutti quei beni contraffatti come scarpe, orologi, borse, vestiti e occhiali, venduti abusivamente che – se acquistati – rischiano di far incorrere l’acquirente in una sanzione amministrava di una considerevole entità.
Tale ipotesi – nonostante l’acquisto non fosse stato effettuato in spiaggia – è già stata presa espressamente in considerazione dalla Corte di Cassazione nella sua recente sentenza n. 12870/2016.
Un uomo, colto in possesso di un borsone contenente capi di abbigliamento contraffatti di varie marche famose, è stato assolto per ricettazione ma condannato alla sanzione pecuniaria prevista dall’art. 17 della l. n. 99/2009.
Pensandoci bene, sanzionare i consumatori forse è “l’ultima spiaggia” per arginare il commercio abusivo di prodotti contraffatti!
Piero Nuciari
Il testo aggiornato dell’art. 1, comma 7, del DL 14 marzo 2005, n. 35
7. E’ punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 100 euro fino a 7.000 euro l’acquirente finale che acquista a qualsiasi titolo cose che, per la loro qualita’ o per la condizione di chi le offre o per l’entita’ del prezzo, inducano a ritenere che siano state violate le norme in materia di origine e provenienza dei prodotti ed in materia di proprieta’ industriale . PERIODO SOPPRESSO DALLA L. 23 LUGLIO 2009, N. 99 . In ogni caso si procede alla confisca amministrativa delle cose di cui al presente comma. Restano ferme le norme di cui al decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70. Salvo che il fatto costituisca reato, Qualora l’acquisto sia effettuato da un operatore commerciale o importatore o da qualunque altro soggetto diverso dall’acquirente finale, la sanzione amministrativa pecuniaria e’ stabilita da un minimo di 20.000 euro fino ad un milione di euro. Le sanzioni sono applicate ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689, e successive modificazioni. Fermo restando quanto previsto in ordine ai poteri di accertamento degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria dall’articolo 13 della citata legge n. 689 del 1981, all’accertamento delle violazioni provvedono, d’ufficio o su denunzia, gli organi di polizia amministrativa.
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