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Vendita di carni di coccodrillo: cosa c’è da sapere

Da poco più di due anni in Italia è possibile acquistare carne di coccodrillo.
Per il consumatore abituato alla migliore dieta di tutto il mondo, quella mediterranea, è una novità che potrebbe far scalpore ma che, tuttavia, è passata quasi sordina sui media.

Di carne di coccodrillo si era già parlato nel nostro Paese in occasione di Expo 2015, quando l’alimento era presente allo stand dello Zimbabwe (Paese dove viene consumata regolarmente).

L’Italia ha dato il via libera alla commercializzazione della carne di rettile con nota del Ministero della Salute prot. DGSAF-MDS-P n. 0025574 del 05/11/2021; tuttavia è da evidenziare che, per il momento, l’unico rettile consentito è il  coccodrillo del Nilo. Sembrerebbe che il coccodrillo abbia una carne bianca, molto pregiata, leggera e nutriente.
E’ un alimento per ricchi visto che il costo (150 euro al Kg!) è alto a causa del trasporto dagli allevamenti ubicati all’estero.
Secondo la normativa della Unione Europea le carni di rettili di allevamento possono essere importate e commercializzate sul territorio dell’UE e perciò, anche in Italia, se soddisfano le seguenti condizioni:

1- provengono da Paesi terzi che figurano nell’elenco di cui all’allegato XIV del regolamento di esecuzione (UE) 2021/405;

2- sono scortate all’atto dell’introduzione nell’UE dal certificato sanitario di cui al regolamento di esecuzione (UE) 2020/2235;

3- non sono nuovi alimenti ai sensi del regolamento (UE) 2015/2283 o sono autorizzate ai sensi dell’articolo 6 del regolamento (UE) 2015/2283 e figurano nel regolamento di esecuzione (UE) 2017/2470 della Commissione.

Per quanto riguarda il punto 3, le uniche carni di rettili d’allevamento per le quali vi sono informazioni certe di un consumo significativo prima del 1997 sono quelle appartenenti alla specie “Crocodylus nilotikus”.

Tali carni non sono, infatti, nuovi alimenti ai sensi dell’art. 3 del regolamento (UE) 2015/2283 dunque, per essere immesse nel mercato dell’Unione non necessitano di essere autorizzate ai sensi dell’articolo 6 dello stesso regolamento.

Sicurezza alimentare

Riguardo alla sicurezza alimentare, l’Autorità europea delegata, ha individuato possibili pericoli derivanti dal consumo della carne dei rettili e per questo  la Commissione europea , come criterio di sicurezza alimentare, ha incluso la carne di rettili per la ricerca della Trichinella e per la ricerca della Salmonella.
Inoltre,  la Commissione ha previsto, in fase di macellazione, anche controlli ufficiali specifici: ispezione ante mortem e post mortem.

Nota
Nonostante queste previsioni è da evidenziare che le carni vengono importate dai seguenti Paesi: Svizzera, Botswana, Vietnam, Sud Africa, Zimbabwe.
Coseguentemente qualche dubbio potrebbe sorgere sul reale rispetto dei controlli ante mortem e post mortem .

Si intendono quindi superate le numerose note circolari diffuse dal Ministero della salute che vietavano l’introduzione e commercializzazione in Italia delle carni di rettile (nota MS 2804 del 18/04/2001, nota MS 5416 del 06/06/2007 e, da ultimo, nota MS 4262 del 12/03/2009) salvo quanto disciplinato dalla normativa comunitaria in merito ai nuovi alimenti.

Il punto di vista degli animalisti

Nonostante il costo di 150 euro al kg, nel nostro Paese le richieste di questa carne sono in crescita.
Tempo fa l’inchiesta dell’associazione animalista PetaAsia aveva dimostrato che gli allevamenti di coccodrilli sono un inferno per questi poveri animali.
Qui il video: https://youtu.be/k61eAZBGDbY

L’obiettivo del maggior profitto degli allevatori ha portato alla creazione di allevamenti simili a quelli intensivi delle nostre porcilaie o stalle dove le povere bestie vengono letteralmente torturate.
Visto che dell’animale non si butta via nulla, ai coccodrilli viene riservata una morte cruenta e dolorosa.
Le povere bestie vengono stordite e pugnalate alla testa per non danneggiare la preziosa pelle.
Sembrerebbe, però, che la maggior parte delle volte non muoiano all’istante, ma dopo essere rimaste paralizzate con la recisione del midollo spinale, sono condannate a una lenta agonia, a volte di ore.
Non mi risultano, tuttavia, proteste da parte dei gruppi animalisti italiani.

Negli anni 80, per alcuni anni, tra le mie mansione vi era quella di vigile veterinario.
Due giorni a settimana ero in servizio presso il mattatoio comunale di supporto al veterinario.
In quel periodo ho avuto modo di constatare che gli animali in attesa di essere macellati sentivano l’odore della morte e si rifiutano di entrare nella sala di macellazione.
Mi ricordo ancora i muggiti dei vitelli terrorizzati o i belati supplichevoli degli agnelli!

Nonostante questo, la macellazione nel nostro Paese evita il dolore o l’agonia degli animali che, ad eccezione della macellazione Halal (dove la bestia muore dissanguata), muoiono velocemente e senza sofferenza apparente.

In Italia, negli anni scorsi, sono state promulgate diverse leggi a tutela degli animali.
A livello europeo le direttive per la tutela degli animali negli allevamenti ce ne sono e parecchie!
(Per chi fosse interessato a leggerle, le può trovare a questo link)

Nonostante tutte queste norme, a livello europeo e italiano è stata e viene tollerata la tortura di queste povere bestie senza che nessuno intervenga per fissare delle regole precise agli allevatori.
Il dolore, da chiunque subito, non sembra più interessare l’animo umano.
E’ impossibile non constatare una regressione dei principi etici che contraddistinguono la nostra specie!

Piero Nuciari

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