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Wi-fi libero: il decreto Milleproroghe 2011 abolisce la legge Pisanu

Il 22 Dicembre 2010 è stato un giorno importante per tutti gli esercizi commerciali che offrono ai propri clienti il servizio wi-fi per navigare in internet.
In questa data, infatti,  è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, meglio conosciuto come decreto Milleproroghe.

Il Ministro Maroni è stato di parola e ha mantenuto la promessa fatta mesi fa, relativa all’abrogazione delle norme inserite nel decreto antiterrorismo di 5 anni fa, la cosiddetta “legge Pisanu”.

Questa norma, che come si ricorderà, obbligava i gestori ad identificare gli utenti che utilizzavano i punti di accesso internet pubblici, registrandone il traffico generato durante la navigazione,  subì in Parlamento accese critiche “bipartisan”, visto che venne accusata di limitare, come nella realtà si è effettivamente verificato, lo sviluppo dei servizi wi-fi nel nostro Paese.
Non aveva infatti senso limitare la libertà di navigazione dei cittadini monitorando la loro navigazione, visto che per chi ha una leggera infarinatura in informatica, è di una facilità estrema rimanere anonimi durante la navigazione.

Esistono infatti sistemi di navigazione anonima come la rete TOR, o vari software facilmente reperibili in internet, come quello scaricabile dal sito www.ultrareach.com  e utilizzato dalla dissidenza cinese, che consentono di navigare senza lasciare la minima traccia.
Lo stesso skype, conosciuto praticamente da tutti, ha una tecnologia tale da impedire qualsiasi forma di intercettazione.

Sono diversi anni che questi sistemi di navigazione anonima e questi software vengono pubblicizzati su tutte le riviste informatiche del nostro Paese; la cosa assurda è che gli unici a non saperlo e a non conoscerli sono i nostri politici!

Per fare un’analogia, il nostro legislatore – 5 anni fa – si era illuso di fermare un elefante usando l’arco e le frecce!.
Nella stesura della legge Pisanu, i nostri governanti hanno dimostrato tutta la loro incompetenza riguardo ad internet, come se un terrorista che si apprestasse ad organizzare un attentato  fosse così sciocco e sprovveduto da pianificarlo presso un internet point pubblico e non presso l’abitazione di un connazionale con, magari, un comunissimo abbonamento ad Alice adsl!

L’unico obiettivo raggiunto dalla legge antiterrorismo, come dicevo, è stato quello di limitare il servizio del WI-FI pubblico nel nostro Paese, facendo in modo che in questo settore l’Italia  divenisse il fanalino di coda dell’Europa.

Ancora oggi i nostri politici, nonostante le promesse elettorali e quanto scrivono nei loro blog, non riescono a capire che il futuro della nostra economia va di pari passo con gli investimenti nel campo di internet, dell’informatica, delle linee adsl e del wi-fi.

Questo problema, purtroppo, è dovuto all’ignoranza in questo settore della nostra classe politica; non passa giorno, infatti, in cui il politico di turno in cerca di visibilità, non si faccia intervistare con la sua proposta tesa a limitare e/o ad imbavagliare internet, proponendo magari l’oscuramento di youtube, l’obbligo per i gestori di denunciare chi scarica illegalmente materiale protetto da copyright, etc.

Tutte proposte inattuabili dal punto di vista tecnico ma destinate ad alzare un grande polverone mediatico.

Leggendo i vari progetti di legge presentati negli ultimi tre anni sull’argomento, c’è da sperare davvero che i parlamentari che li hanno firmati siano in cerca di sola visibilità perché, altrimenti, visti i contenuti, sorgerebbero seri dubbi sul loro livello culturale!
Tornando al decreto “milleproroghe”, è da evidenziare che non tutto è stato abrogato; è infatti sopravvissuto, ma solo fino al 31 dicembre 2011, un obbligo per gli internet point che dovranno richiedere licenza al Questore per qualsiasi punto di accesso internet pubblico, wi-fi e non.

Per “internet point” il decreto intende “gli esercizi pubblici che forniscono l’accesso ad Internet in via principale”.
Per quanto sopra, quindi, tutti gli altri esercenti (bar, ristoranti, hotel, etc.), cioè quelli che “lo forniscono in via accessoria” non saranno tenuti nemmeno a questo obbligo e potranno offrire wi-fi o altre forme di accesso internet, senza più preoccuparsi di sottostare alle norme della legge Pisanu.

Per scrivere tuttavia la parola “fine” alla problematica relativa alla libertà di navigazione presso gli esercizi pubblici, occorrerà  attendere la fase di conversione in legge, prevista entro due mesi. Esponenti della maggioranza hanno già annunciato la sostituzione delle vecchie norme con nuovi obblighi meno invasivi, attraverso emendamenti al decreto.

L’orientamento prevalente è di imporre identificazione e registrazione del traffico degli utenti solo per specifiche esigenze investigative e non in maniera generale com’è stato fatto finora, consentendo alle forze dell’ordine di richiedere a certi esercenti, per un determinato periodo di tempo e per scopi precisi, il monitoraggio degli accessi sullo stile delle intercettazioni telefoniche.

Piero Nuciari

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